Packaging innovativi. Nuova veste alla birra.

La recente pandemia e una crescente sensibilità ambientale hanno portato il mondo birrario a cercare nuove modalità di confezionamento del prodotto. È così che la birra alla spina può essere bevuta a casa e che la lattina diventa richiudibile.

Sostenibilità, visibilità, nuove modalità di consumo e altri fattori ancora stanno rivoluzionando il packaging del mondo birrario italiano. Alla recente rivoluzione portata dalle lattine, contenitore per anni associato a un prodotto industriale e adesso riabilitato da uno sguardo giovane e green, si stanno affiancando innovative modalità di confezionamento. Partiamo dall’attualità. Il Covid ha chiuso i pub e i pub si sono organizzati per mettere a disposizione del cliente la birra alla spina da consumare direttamente a casa propria. Quindi, ecco gli imbottigliatori in contropressione studiati per il take away o il delivery della birra alla spina.

Il pub a casa

Pegas Evolution è un imbottigliatore in contropressione (con CO2) che consente di riempire la bottiglia mantenendo la carbonatazione originale della birra senza, tra l’altro, che questa venga in contatto con l’ossigeno. Così viene garantita una conservazione ottimale fino a 30 giorni in frigorifero, mantenendo inalterate freschezza e caratteristiche organolettiche. Il rubinetto può essere applicato alla via senza dover togliere la spina, in modo da poter effettuare contemporaneamente sia la mescita nel bicchiere sia l’imbottigliamento per asporto, ed è compatibile con i più comuni formati di bottiglie in PET alimentare e con la maggior parte delle bottiglie in vetro tramite adattatore. Il riempimento di una bottiglia da 1 l avviene in 15- 20 secondi. «Si tratta di un sistema già diffuso nell’Europa dell’Est, ma finora assente in Italia – indicano Marco e Luca Di Lella, titolari di Beergate, rivenditore ufficiale di Pegas in Italia artefici di Beer2go. – Con il nostro progetto vogliamo dare una risposta alle esigenze attuali di publican e appassionati non solo fornendo il rubinetto Pegas Evolution, ma anche una serie di altri servizi: bottiglie, per ora in plastica in formato da un litro, ma poi anche in vetro e in altri formati, etichette, personalizzazione delle bottiglie e adattatori per i recipienti in vetro». I vantaggi, affermano, sono numerosi sia per i publican e i birrifici sia per i clienti. «I primi – spiegano – potranno aumentare la velocità di rotazione dei fusti, le cui vendite hanno peraltro patito molto in questi frangenti, portando gli sprechi quasi a zero e mantenendo la birra sempre fresca, mentre i secondi potranno degustare anche le birre distribuite solo in fusto e averle sempre fresche in casa. Inoltre, poiché il costo al litro della birra in fusto è più basso rispetto a quella in bottiglia, c’è vantaggio sia per il consumatore sul prezzo finale sia per il venditore in quanto a marginalità. Non da ultimo, si possono sviluppare processi virtuosi di fidelizzazione e fiducia tra pub e appassionati». Da non dimenticare, infine, l’aspetto ambientale: «Tutte le bottiglie sono, ancor prima che riciclabili, riutilizzabili molte volte se ben tenute e ben pulite – ricordano Marco e Luca Di Lella. – Un aspetto non secondario per ridurre l’impatto non solo dei rifiuti, ma anche del riciclo stesso».

CHE LATTA!

Le lattine stanno spopolando. Le grafiche sono sempre più attraenti e originali, ma anche i formati possono portare una ventata di novità. Grazie a Poggiana Selezioni, dalla Repubblica Ceca arrivano sul nostro mercato le latte da 2 litri.

Lattina istantanea…

Per portare a casa la birra alla spina con il delivery o con il take away, il classico growler, il bottiglione utilizzato all’estero, viene rivisitato anche alla luce dell’ultima moda del settore, le lattine, con il crowler. Brewrise presenta Crowler Nation, lattina da 1 litro che viene riempita direttamente dalla spina e sigillata al momento consentendo di mantenere il prodotto fino a 15 giorni. «Negli Stati Uniti i crowler stanno letteralmente spopoando e sempre più locali offrono questa soluzione per la birra da asporto – spiega Giovanni Roncoroni, Head of On Premise Channel di Brewrise. – Nel panorama attuale, in cui le occasioni di consumo stanno cambiando, questo innovativo sistema di confezionamento della birra alla spina è sicuramente una soluzione destinata a crescere anche nel nostro paese. Con Crowler si potrà bere birra fresca appena spillata in qualsiasi posto».

…e richiudibile

Sempre da Brewrise, in arrivo dagli USA anche le Twistee Can, le lattine richiudibili. «Direttamente da Longmont, Colorado, la patria della birra artigianale, arriva questa ulteriore soluzione per la birra alla spina – racconta ancora Giovanni Roncoroni. – Una volta chiuse, le Twistee Can sono perfettamente sigillate e il tappo è dotato di un filtro, così da favorire un ambiente ottimale per la birra. Basta solo riempirle direttamente dalla spina e richiuderle, in tal modo il consumatore può gustare la birra che più preferisce anche a casa, come appena servita». Le Twistee Can sono pensate per un consumo immediato, fino a 2-3 giorni dal riempimento, e sono disponibili in due formati: uno più grande da 94,6 cl e uno più piccolo da 47,3 cl.

Il nuovo growler

Sempre nell’ottica di portare a casa il pub, o almeno la birra del pub, Italpack Cartons, azienda specializzata in imballaggi alimentari ottenuti da materie prime rinnovabili, ha lanciato Eco Pitcher. Contenitore per l’asporto della birra, tra le sue prerogative ha la leggerezza e la praticità coniugate con la conservazione del prodotto e la sostenibilità. Innanzitutto, è un cartone con una protezione isotermica, in grado di mantenere la temperatura del prodotto contenuto, ma è anche riutilizzabile in quanto lavabile in lavastoviglie e alla fine smaltibile con la carta. Sono disponibili 2 misure: 568ml 1 pinta e 1136ml 2 pinte. In Italia è stato già adottato da un centinaio di pub e ristoranti. «Ne possiamo produrre grandi volumi per eventi sportivi, concerti e festival di musica – fa presente Fabio Gala, direttore marketing e vendite di Italpack. – Il contenitore può essere stampato con una grafica personalizzata e utilizzato in eventi evitando l’uso di plastica».

Birra da leggere

E se pensassimo all’etichetta? Colorata, con grafiche eleganti e avveniristiche o classiche e retrò, il mondo delle etichette della birra è davvero continuamente rinnovato e arricchito da nuove proposte, ma c’è anche chi è andato oltre e ha fatto dell’etichetta un racconto. Dopo il successo di Librottiglia, prodotto che accosta la degustazione di vini alla lettura di racconti brevi, l’agenzia di brand e product design Reverse Innovation ha progettato Comic Beer, la birra a fumetti. L’etichetta di ogni bottiglia viene trasformata in un originale libretto a fisarmonica con divertenti strisce illustrate da leggere mentre si sorseggia la propria birra. La prima edizione di Comic Beer, realizzata in collaborazione con il Podere La Berta, comprendeva tre storie del giovane illustratore spagnolo Alberto Madrigal. A questa, potrebbero seguire altre edizioni in collaborazione con altri birrifici. «L’esperienza più che positiva di Librottiglia ci ha spinti a espandere il suo concetto, abbinando altre due passioni di tante persone – spiega Mirco Onesti, socio e creative director di Reverse Innovation. – Birra e fumetti si accoppiano a meraviglia! Sono informali, ma possono avere al contempo sostanza, vanno bene praticamente per qualsiasi momento e sono due piaceri che lavorano molto bene sul concetto di ‘soddisfazione immediata’: la birra, che se non viene bevuta in un tempo ragionevole si scalda, e il fumetto, che solitamente concentra una storia completa in pochi riquadri».

Protezione e riciclo

Il vetro è sicuramente un materiale eco-sostenibile. Perfetto in diversi aspetti per contenere la birra, ma con un unico neo, quello di lasciare filtrare la luce. C’è chi ha ovviato a questo inconveniente applicando un’etichetta in grado di coprire l’intera bottiglia, con il vantaggio di aumentare anche la superficie dedicata alla comunicazione del prodotto e in grado di renderlo più distintivo rispetto alla maggior parte delle bottiglie in commercio. Tra questi, il microbirrificio Gravità Zero di Giaveno, in provincia di Torino, che però ha aggiunto alla sua etichetta sleeve in PET, ovvero in plastica termoretraibile, un accorgimento che consente una semplice rimozione per favorire la separazione dei rifiuti ai fini del riciclo. «Non svolge solo una funzione estetica, ma anche protettiva – spiega Irene Delleani del birrificio Gravità Zero. – Inoltre, questa etichetta è pensata per essere rimossa facilmente, in modo da separarla dal vetro senza utilizzare acqua e migliorare la possibilità di riciclo della bottiglia non macchiata da colle. Abbiamo scelto il PET perché è tra le sostanze plastiche maggiormente riciclabili: è possibile ricavarne tessuti industriali, imbottiture, pile, tappeti, moquette, lastre per imballaggi, ecc. Con il PET riciclato (rPET) inoltre, la normativa europea ha disciplinato anche la possibilità di ottenere nuovi imballaggi a contatto con alimenti. La plastica, dunque, non è un male in sé, ma la sua deresponsabilizzazione sì: è importante ricordarsi una volta bevuta una bottiglia TreeBALE da 0,33 l di separare l’etichetta dalla bottiglia e di differenziarla. La grafica delle etichette è stata realizzata in collaborazione con Elettrolisa Art Box e a ogni birra corrisponde un colore diverso, come se fossero state immerse nella tavoletta dei colori di un artista. Lo sfondo bianco, come la tela da pittore, ci rende originali e facilmente riconoscibili e al centro spicca il nostro logo: l’albero della vita».

CHE FUSTO!

A casa con gli amici o in occasione di una grigliata in famiglia, è lui, il fustino da 5 litri il grande protagonista, utilizzabile, come garantisce uno dei più importanti produttori del settore, l’azienda tedesca Huber, per qualsiasi tipo di birra, Lager, IPA, Weisse, Doppelbock,… Oltre al fattore comodità, è caratterizzato da un favorevole impatto estetico: brandizzato e colorato, fa subito festa. Inoltre, e non è poco, vanta una componente ludica mettendo alla prova le abilità di spillatura degli appassionati della spumeggiante bevanda. Infine, è green, in quanto, prodotto generalmente in banda stagnata, può essere riciclato.

NUOVO E GREEN

Quale sarebbe la reazione degli italiani di fronte a un prodotto alimentare che riporta in etichetta la dicitura “Realizzata con metodi di packaging innovativi”? Secondo l’Osservatorio Out of the Box di Nomisma, 1 italiano su 2 rivela per l’argomento un particolare interesse. Il packaging innovativo viene vissuto come driver per incrementare la shelf life di prodotto, un aspetto su cui concorda l’87% dei consumatori, che diventa il 92% se si considerano coloro che vedono il packaging innovativo come fattore importante per evitare gli sprechi di alimenti. Tra i principali benefici che vengono riconosciuti al packaging innovativo emergono il preservare il gusto/sapore dell’alimento (44%) e il prevenire lo spreco dell’alimento, ad esempio il deterioramento del prodotto. La curiosità e il riconoscimento di benefici legati al gusto e alla sicurezza, in grado di garantire la freschezza dei prodotti alimentari, spingerebbero 1 italiano su 2 ad acquistare, a fronte di un’offerta, un prodotto alimentare con packaging innovativo. Però, il costo dell’innovazione nella percezione degli italiani è un investimento che dovrebbe rimanere in capo all’impresa produttrice: il 48% non accetterebbe aumenti di prezzo, mentre solo il 15% sarebbe disposto ad accettarne un aumento superiore al 10%. Gli italiani sono sempre più sensibili anche rispetto ai temi ambientali. Numerose indagini ormai riportano un’altissima percentuale di cittadini che ritiene la difesa dell’ambiente uno dei valori più importanti per la nostra società, tanto da modificare alcuni comportamenti, anche d’acquisto, prestando una crescente attenzione oltre che al prodotto, al contenitore. Quasi i tre quarti della birra consumata in Italia vengono confezionati ancora in bottiglie a perdere, ma rispetto al 2017 si è registrato un calo di 5 punti percentuali di questo packaging nel settore a vantaggio delle lattine (da 4,98% a 7,46%) e delle bottiglie a rendere (da 5,09% a 7,78%), verso le quali si stanno orientando diverse aziende. Per quanto riguarda le lattine, non possiamo non citare Baladin, che sta portando avanti un preciso impegno in questa direzione con posizioni all’avanguardia, tra cui la recente presentazione per Green Pea, il nuovo punto vendita di Torino dedicato al rispetto dell’ambiente, una lattina che, grazie alla tecnologia 360® End del produttore Crown, rimuovendo interamente il coperchio si trasforma in bicchiere. Come hanno indicato dal birrificio, consente quindi di non dover utilizzare bicchieri di vetro o plastica, evita di dover lavare bicchieri con conseguente spreco di acqua e utilizzo di detergenti, può essere riutilizzata per bere altre bevande, si può utilizzare per ricicli creativi e, in quanto interamente in alluminio, è riciclabile all’infinito.

Tra i grandi, e per quanto riguarda il vetro, citiamo Peroni, uscita di recente sul mercato con una rinnovata veste grafica del suo vuoto a rendere, bottiglie con un ciclo di vita dichiarato che va dai 15 ai 18 riusi. «Birra Peroni è da sempre impegnata per la salvaguardia dell’ambiente, impegno che vogliamo trasmettere ai nostri consumatori con questo particolare formato – dichiara Marina Manfredi, marketing manager Peroni Line. – Pensare che quella bottiglia avrà ancora una lunga vita e non verrà smaltita in quel momento è una cosa incoraggiante, un segno di rispetto per l’ambiente e il territorio in cui viviamo, un progetto che abbiamo deciso di portare avanti con orgoglio e che siamo sicuri possa essere un piccolo ma concreto aiuto alla sostenibilità ambientale. Si tratta solo di acquisire una nuova abitudine, utile prima di tutto a noi stessi». Però, perché questo progetto funzioni è ovviamente necessaria la collaborazione di tutti. Peroni vuoto a rendere è disponibile nei bar e ristoranti italiani, nei formati da 20, 33 e 66 cl.

Anche Birra Forst da anni rivela sensibilità nei confronti della sostenibilità con la produzione di buona parte delle sue birre in fusti e bottiglie vuoto a rendere. Inoltre, di recente ha progettato una confezione regalo – contenente una bottiglia di Forst 1857, una di Forst, una di Forst Kronen, una di Forst Felsenkeller, una di Forst Sixtus e dei gadget brandizzati – in materiali eco-sostenibili. Questa confezione è stata oggetto del premio sull’eco-design del CONAI.

I Trend craft USA

Artigianale vs professionale

Agli albori della birra artigianale, l’idea stessa di investire in qualsiasi tipo di marchio con un’immagine professionale era un anatema. Significava non essere ‘autentici’ o ‘artigianali’. Un birrificio era arrivato addirittura a sostenere che “il marchio è per chi non sa fare un’ottima birra”. L’idea che apparire troppo ‘professionale’ rischia la credibilità tra gli irriducibili ha creato un’opportunità per i più importanti birrifici artigianali, che hanno invece iniziato a investire nel marchio, nel packaging e nel marketing.

Operazione nostalgia

Un richiamo alle origini e uno sguardo al passato per sottolineare l’autenticità del prodotto. È un messaggio rivolto al popolo dei Millennials critico nei confronti della globalizzazione.

La forza del colore

Partendo da un modello base, per differenziare i diversi stili si ricorre al colore. È un approccio efficace, che spinge il brand evidenziando la capacità produttiva e consentendo un’immediata riconoscibilità del prodotto/ stile. Sul piano progettuale, è la soluzione più economica perché prevede un progetto unico e tante varianti. Gli aspetti negativi sono rappresentati dalla diffusione della soluzione e dalla mancata evidenziazione delle birre stagionali.

Less is more

Bianca e semplice la lattina che vuole farsi notare. Attenzione però, se troppo minimal rischia di passare per un prodotto senza brand o una private label. Il massimo in questo senso sono un’immagine pulita, una bella identità di brand, eleganza e un uso speciale del colore.

Corsi e ricorsi storici

Il packaging illustrato è una delle tendenze iniziali delle birre artigianali USA (Sierra Nevada o Flying Dog degli anni ’90). Però, l’immagine che ne risulta ora non sempre è professionale e rispondente agli standard di design attuali. Con il tempo è diventato un approccio caratterizzante vicino al mondo tattoo o all’arte, alla vita all’aria aperta o all’iconografia death metal. Non ci sono mezze misure: può essere davvero affascinante o apparire un pasticcio. Al momento si preferisce il design pulito, ma a ondate ritorna il gusto per l’illustrazione.

No logo

Siamo nell’area del minimal branding introdotto da alcuni birrifici famosi come Omnipollo. Non c’è il marchio, ma c’è molto colore che dà vita non solo a una bella lattina, ma a un bel contenitore, un bicchiere che potrebbe contenere di tutto, un succo, un’aranciata o altro ancora. È il mondo delle pressure sensitive labels, nate soprattutto per esigenze economiche delle limited edition e si sono imposte come opere d’arte esclusive.

Ehi, sono qui!

Per farsi vedere in un punto vendita della grande distribuzione può essere di grande aiuto una grande scatola. Gli over box sono considerati degli ottimi stratagemmi per attirare l’attenzione del consumatore. Sono rigorosamente in cartone (scelta green).

Rifacciamoci il look

Ci sono 8mila birrifici negli USA e numerose sono ancora le nuove aperture previste. La concorrenza è davvero tanta e farsi notare diventa imprescindibile. Anche i birrifici storici hanno bisogno di rifarsi il look, aggiornare il loro posizionamento e il loro packaging per rimanere competitivi.

di Giuliana Valcavi