Nel 2018, con oltre 16 milioni di ettolitri (ved. Tabella export ettolitri e Tabella Export), il Belgio ha confermato la propria supremazia nell’export europeo dopo i già brillanti risultati dell’anno precedente, che lo vedevano per la prima volta battere con quasi 16 milioni di ettolitri Germania (15,75 milioni di ettolitri) e Olanda (14 milioni di ettolitri). Le sue esportazioni sono cresciute del 2% grazie al buon andamento nei Paesi UE, dove l’incremento è stato del 5,5%, mentre extra UE si è registrato un decremento del 3,8%, a causa soprattutto del commercio con gli USA (che con i suoi 2,3 milioni di ettolitri rappresenta il terzo mercato di riferimento) e della Cina, due mercati che in questo momento hanno frenato le loro politiche d’importazione (ved. Tabella export intra ed extra UE). Comunque, il Belgio con i suoi 5,5 milioni di ettolitri, cioè il 35% del totale, ha esportato fuori dai confini del Vecchio Continente più della media europea. Tra le iniziative più interessanti, che possono avere spinto in questa direzione, il Belgian Beer Weekend in Giappone con i suoi 175mila visitatori nelle sette città in cui è stato organizzato (Nagoya, Yokohama, Tokyo, Hibiya, Sapporo, Osaka e Kobe) per un totale di 46 giorni.

 

Ottimo rapporto con i vicini

Il risultato conseguito lo scorso anno è sicuramente molto importante date le dimensioni più contenute della produzione birraria belga (20 milioni di ettolitri) rispetto a quella del suo competitor per eccellenza, la Germania (93 milioni di ettolitri).

Il Belgio esporta il 70% della propria produzione, compensando così un calo costante nei consumi interni (-20% dal 2008 al 2018) (ved. Tabella calo consumo interno).

Il primo acquirente è la vicina Francia con 4 milioni e mezzo di ettolitri. Segue un altro Paese confinante, l’Olanda, con 2,8 milioni di ettolitri. L’Italia, il sesto mercato di riferimento per la birra belga secondo Brasseurs Belges, l’associazione dei produttori di birra del Belgio, nel 2018 ne ha importati 627mila ettolitri con una crescita del 3,2% rispetto all’anno precedente (ved. Tabella Paesi export).

In Italia

Nel nostro Paese le birre belghe raccolgono un ampio consenso da qualche anno a questa parte grazie soprattutto a un’evoluzione del gusto del consumatore italiano, che ora, oltre a Pils e Lager, cerca altri stili in grado di arricchire la sua esperienza con la birra. La produzione belga, così articolata (ricordiamo che questo è l’unico Paese in cui si produce birra seguendo tutte e quattro le tipologie di fermentazione), garantisce una gamma di birre molto diverse sotto il profilo organolettico, tra cui alcune eccellenze come le birre trappiste, in grado di soddisfare le richieste di consumo più esigenti. Anzi, potremmo dire che le birre belghe nel nostro Paese potrebbero avere anche miglior fortuna se non subissero la concorrenza accesa delle produzioni artigianali italiane.

«Il termine ‘craft’ ha un forte appeal sul consumatore e sottrae occasioni alle birre belghe anche perché con le artigianali condividono gli stessi momenti di consumo (meditazione, dopo cena, ecc.) a dispetto di Pils e Lager, più facilmente presenti in accompagnamento ai pasti e avvantaggiate da prezzi competitivi – spiega Giancarlo Trizzullo, amministratore di John Martin Italia. – Nel mercato delle specialità, in cui rientrano le birre belghe, la concorrenza è molto accesa e oltre che sulla qualità, elemento al quale il consumatore è sempre più attento, le birre belghe possono fare leva sulla loro storia e sulla loro tradizione, ovviamente uniche e irripetibili».