Carina, giovane, informata, preparata, ma ancora qualcosa di più. Monica Simionato, alias Monica Di Loxley, “gagliarda 33enne trevigiana in Romagna”, come lei stessa si definisce, è una delle poche biersommelière italiane. Diplomata all’Accademia Doemens, sotto la severa guida di Stefan Grauvogl, lavora a Birra Amarcord, ma, anche in questo caso, non solo. Scopriamo la sua storia.
Monica, raccontaci di te.
Mi sono diplomata all’istituto alberghiero e sono stata cameriera e barista per tanti anni. La voglia di mettermi in gioco mi ha portato a fare l’impiegata, ma dopo 4 anni di lavoro d’ufficio, e conscia di voler ritornare nel settore food & beverage, ho sentito la necessità di investire nella mia formazione, così mi sono iscritta all’Università di Padova. Ricordo che la mamma mi diede della pazza per aver abbandonato un impiego a tempo indeterminato, che però mi stava decisamente stretto. Mi sono laureata nel 2014 in Scienze e Cultura della Gastronomia e Ristorazione e a cavallo degli studi mi sono occupata di wine sales & marketing per una splendida cantina a Montalcino. Ora, sto frequentando il master in Comunicazione e Marketing (24Ore Business School) e l’Institute of Masters of Beer, mentre in passato ho seguito corsi su whisky e fotografia. Mi sto organizzando per seguire un corso sul sidro in UK. Spero di riuscirci l’anno prossimo! Il mio lavoro è piuttosto trasversale: ufficio marketing/ tecnico di Target 2000, mi occupo di marketing/ comunicazione per Cantina della Birra e sono biersommelière per Birra Amarcord.
Come nasce il tuo interesse per la birra?
Nasce anni fa in modo piuttosto fluido e spontaneo, come credo per la gran parte degli appassionati. Più tardi un fidanzato birraio ha contribuito ad accrescere l’interesse.
Quando diventi biersommelière Doemens e perché decidi di affrontare questo percorso?
Mi sono diplomata nel 2016. Il percorso di studi mi è stato proposto da Roberto, il mio datore di lavoro, perché avessi una maggiore preparazione specifica.
Cosa hai scoperto facendo il corso che prima non sapevi?
Il corso è stato utile per avere una base sulla quale costruire la mia professione. Mi è stata utile la parte di degustazione tecnica, allenare la capacità di odorare e gustare, che rimane tuttora attività piacevole e allo stesso tempo complessa e che cerco di fare spesso, tenendo traccia delle mie bevute su Instagram e WordPress (theitaliancraftbeer).
Cosa vuol dire essere una biersommelière in un mondo prevalentemente maschile?
Ci sono moltissime professioniste nel settore e non credo ci sia discriminazione. Tuttavia, c’è sicuramente un pizzico di stupore negli occhi delle persone che ascoltano donne che disquisiscono di OG, alcalinità residua, esterificazione… Credo perché storicamente, soprattutto all’interno di eventi e fiere, il ruolo della donna era legato alla sua sola bella presenza da promoter. L’anno scorso un ragazzo mi ha detto “wow, sei una promoter veramente appassionata”. Io ridendo gli ho risposto che il birrificio ha preferito investire il budget della “promoter bona” per istruire me. Per parlare di birra uso anche Instagram, che mi ha messo in contatto con persone che supportano con affetto il mio passatempo di umile bevitrice di birra artigianale. Ho compreso che per me l’ironia, oltre alla professionalità e all’amore per il mio lavoro, è il modo migliore per essere una biersommèliere.
Cosa può apportare una donna in più in questo mondo?
Quello che ogni donna porta in qualsiasi settore lavorativo: grande grinta per ritagliarsi meritate posizioni di prestigio.
Quanto è importante, a tuo avviso, avere un’approfondita conoscenza della birra per proporla e venderla al meglio?
È fondamentale, com’è fondamentale essere critici e obiettivi. E ciò è indispensabile in ogni campo: come si può pensare di comunicare o promuovere qualcosa che non si conosce? La conoscenza è fondamentale per esaltare e tutelare un prodotto.
Quali, secondo te, gli errori più frequenti che vengono compiuti nel servizio della birra nei locali italiani?
Adattare fin troppo il servizio alle richieste del cliente basic (es. servizio veloce che peggiora la beva e penalizza la schiuma). E, per contro, essere un publican snob e saccente con i clienti che si avvicinano a questo mondo. Serve una migliore e armonizzata comunicazione per migliorare il servizio e soprattutto alzare il livello medio del consumatore. Per quanto riguarda i produttori, premettendo che da queste persone ho solo da imparare, mi limito a condividere tre pensieri. Una buona presenza non solo fisica, ma digitale è un bel biglietto da visita sul quale vanno investite risorse. Collaboratori formati, soddisfatti e appassionati aiutano a far passare il messaggio che il birrificio vuole comunicare. Via libera a birre originali, edizioni limitate, “birre-troiaio” (come dice un mio caro amico toscano), ma fateci anche una bella Pilsner tedesca.
Com’è cambiato in questi anni il consumatore italiano?
Nel mio lavoro mi occupo anche di etichettatura e grafica e noto che il consumatore medio al momento dell’acquisto necessita di molte più info rispetto al colore e al grado alcolico, informazioni che cerca sul web. Per questo credo sia fondamentale essere strutturati per dare per primi le risposte al nostro cliente. Questa sana curiosità nasce grazie al movimento artigianale. Il consumatore medio è attirato dalle specialità, che anno dopo anno si stanno ritagliando spazi importanti anche a scaffale GDO perché alla distribuzione permettono margini interessanti e al birrificio di ottimizzare i volumi. Il ‘beer nerd’ richiede benfatte novità e costanza per le birre prodotte tutto l’anno.
Infine, tra le prospettivedel mercato, un sempre più diffuso e qualificato abbinamento della birra con la gastronomia. Quali ritieni siano gli abbinamenti sui quali il mondo della ristorazione interessato alla birra dovrebbe puntare?
Io tifo per le Saison/ Farmhouse. È uno stile che amo e che nella ristorazione potrebbe essere veramente la chiave di volta. Racchiude così tanti profumi e sapori: le sfaccettature fenoliche e fruttate, l’eventualità della nota acidula, il corpo e la frizzantezza meravigliosamente orchestrati… Non può che dare soddisfazione a cuochi e bartender.