Curare può avere diverse accezioni. Rifuggendo quella fatta di prescrizioni e chirurgia, nonostante la laurea in medicina, il trentaduenne senigalliese Francesco Mallucci ha riposto il suo intento di alleviare gli animi, più che i corpi, attraverso la mescita di buona birra. Birra che, in parte, lui stesso produce, che si accompagna con diverse altre tipologie alla mescita e in bottiglia, da tutto il mondo, per tutti i gusti. Parola d’ordine: una schietta convivialità.
«È da quando avevo 16 anni che sono homebrewer – racconta Francesco sorridente, ricordando i primi esperimenti di produzione birraria nel garage di casa e l’esperienza al pubblico maturata al bar sulla spiaggia nello stabilimento balneare del fratello Nicola, classe 1978. – È sempre stata una mia passione e se si è potuta concretizzare nell’apertura di questo posto è grazie a mio fratello, inizialmente anche socio, che mi ha aiutato a finanziare il progetto. A settembre 2015 ho imbottigliato la mia prima cotta come brew firm presso il Birrificio dei Castelli, qui vicino ad Arcevia, dove avevo lavorato come birraio, dopo il premio come homebrewer. A febbraio 2016 abbiamo aperto la birreria: il Birrificio Senigalliese, al momento nome della birra che produciamo e del locale in pieno centro a Senigallia, a due passi dalla Rocca Roveresca. La mia idea, per il futuro, è quella di espandermi nei dintorni e aprire alcuni punti “by Birrificio Senigalliese”, com’è da poco avvenuto nella vicina Marotta».
«Non abbiamo una carta delle birre. La nostra tap list è scritta a gessetti sulla lavagna a muro e le bottiglie sono quasi tutte esposte qui – spiega Francesco, riferendo delle tipologie disponibili alla mescita e indicando le tante bottiglie dietro al bancone, sistemate in una teatrale scaffalatura in legno costruita da un artigiano amico. – Abbiamo 7 spine: 4 ad anidride carbonica, 2 a carboazoto e una hand pump. Cerchiamo di rispettare tutti gli stili, a rotazione. Unica costante, la presenza fissa di un paio di birre del Birrificio Senigalliese. Per il resto, cerco di prediligere i birrifici regionali: posso rifornirmene di persona, so chi le ha prodotte, come vengono conservate e come viaggiano (poco) sino a qui. Poi ho un paio di referenze internazionali. Quanto alle bottiglie, anche qui niente elenco scritto, ma il consiglio di persona. Qui si parla! Per questo impiego sempre del buon tempo a formare il personale, che deve saper descrivere birre e stili. Io stesso ho assaggiato tutto ciò che ho qui: non posso vendere ciò che non ho mai bevuto! Parliamo all’incirca di 200 etichette, esposte dietro al banco e poi stoccate fresche nel frigo a pozzo qui dietro oppure a vetrinetta nel magazzino al piano inferiore. Più di 50 mq sopra (per una trentina di posti a sedere, una decina quelli fuori) e altrettanti sotto, dove faccio magazzino e tengo il piccolo spinatore portatile a due vie che utilizzano i miei clienti a noleggio per le feste. Quando ho tempo, di sotto etichetto, a mano, anche le mie birre. Come logo, ho scelto “il monco in piazza”, il vero simbolo di Senigallia, la statua del Nettuno senza arti della fontana in Piazza Roma, che è anche nell’etichetta di una mia birra, la Space Monc».
Fornitori e clientela
«Il locale – conclude Francesco, illustrando come nel weekend gli sia di grande ausilio la moglie Elena, in attesa del rientro anche della collaboratrice storica, Federica – è in affitto in una posizione davvero strategica, che di poco non affaccia sulla piazza della Rocca, mantenendo una parvenza di calma quando in estate il via vai della gente decuplica. La clientela è varia, ma il nostro è per lo più un pubblico di affezionati che conoscono i diversi stili e sanno cosa chiedere. Il lunedì, giorno di chiusura, ospitiamo anche il corso di degustazione di Unionbirrai. L’impianto ci era stato fornito da Ibalt, ma lo abbiamo riscattato, abbiamo aggiunto la pompa a mano, cambiato tubi e plastiche… Ora tra i nostri fornitori ci sono anche Youbeer, Essepi di Marotta, Ales & co., Cecconi… Quanto a taglieri e a piadine, parliamo sempre di prodotti selezionati e di qualità, che provengono da contadini e aziende agricole qui nei dintorni».