Matteo Toso, 31 anni, una laurea in economia aziendale a Venezia a cui ha fatto seguito il Master Horeca Distech dedicato alla distribuzione. Dopo gli studi ha lavorato un anno a Londra come barman e dal 2015 è Biersommelier Doemens con all’attivo un fiore all’occhiello come essersi qualificato al quarto posto ai Campionati Mondiali Biersommelier Doemens nel 2017.

Tutto questo bagaglio culturale e informativo Matteo l’ha messo a disposizione dell’azienda di famiglia, in cui è direttore commerciale ed esperto di birre. Specializzata in distribuzione di prodotti beverage, Birra Ingross, fondata 25 anni fa a Belvedere di Tezze sul Brenta, in provincia di Vicenza, è un’azienda dinamica che crede nella formazione, tanto da avere ben quattro biersommelier nel proprio organico.

Matteo, come nasce il suo interesse per la birra?

Arriva dalla passione del papà, che da sempre viaggia tra Germania e Belgio, per le birre di quei Paesi, a cui personalmente ho aggiunto quella per le birre inglesi che ho scoperto nel mio soggiorno in Inghilterra. In seguito, la formazione e gli studi del settore mi hanno portato sempre più ad appassionarmi e a ricercare qualità e prodotti selezionati.

Quando diventa Biersommelier Doemens e perché decide di affrontare questo percorso?

Ho frequentato il corso nel 2015, dopo averlo scovato per caso nelle testate di settore. L’opportunità di guadagnare una conoscenza veramente professionale mi ha attirato subito, così come l’avanguardia nell’ottenere una qualifica relativamente nuova nel mondo della birra, a differenza di quella molto conosciuta nel mondo del vino.

Tra i momenti più importanti del suo percorso di Biersommelier Doemens, la partecipazione e il relativo piazzamento al quarto posto ai Campionati Mondiali del 2017 a Monaco di Baviera dopo aver conquistato un secondo posto al Campionato Italiano…

è stata una grande soddisfazione personale. Il contesto competitivo, con professionisti provenienti da tutto il mondo, era davvero molto acceso e di grande livello e riuscire a conquistare un quarto posto è stato per me un riconoscimento importante, motivo di grande orgoglio e punto fermo nel mio curriculum personale.

In che misura il corso le è stato utile per migliorare la sua professionalità con la birra?
In sostanza, cosa ha scoperto facendo il corso che prima non sapeva?

è stato fondamentale per perfezionare concetti basilari che già possedevo, per diventare più sicuro sui temi tecnici e soprattutto per togliermi quei dubbi che mi assillavano da una vita. Inoltre, la conoscenza di altre 15 persone del settore ha fatto emergere amicizie e opportunità lavorative importanti.

Cosa è cambiato nello svolgimento del suo lavoro di distributore con quanto appreso?

Innanzitutto, non sono l’unico biersommelier di Birra Ingross, ma ce ne solo altri tre in azienda. Questo fatto ci consente di dare un’immagine di competenza sempre maggiore, tanto che oggi siamo riconosciuti come punti di riferimento nel nostro territorio quando si deve parlare di birra. La nostra reputazione nel mondo del lavoro, grazie anche alla maggiore preparazione e professionalità, è di certo cresciuta.

Quanto è importante, a suo avviso, avere un’approfondita conoscenza della birra per proporla e venderla al meglio?

Va da sé che quanto detto prima conferma come sia fondamentale al giorno d’oggi, in ogni ambito lavorativo, essere formati ed esperti su ciò che si propone. Non si può più prescindere da un’ottima formazione per avere progetti duraturi nel tempo. Ma la formazione è fondamentale anche per chi va a comprare il prodotto, perciò noi la dedichiamo agli stessi gestori dei locali affinché possano avere più consapevolezza circa ciò che viene proposto loro quotidianamente.

Quali, secondo lei, gli errori più frequenti che vengono compiuti nel servizio della birra nei locali italiani?

Sicuramente la competenza generale sul mercato è ancora bassa e questo purtroppo porta spesso sia i distributori sia i clienti a focalizzarsi solo su prodotti da prezzo o, al contrario, su prodotti super specializzati, senza magari essere in grado di capirne appieno le potenzialità ma anche i limiti.

Com’è cambiato in questi anni il consumatore italiano? Cosa chiede che prima non chiedeva?

Il consumatore medio oggi chiede esperienza, competenza, professionalità. Ne devi sapere sempre più di lui insomma. L’uso della tecnologia ha portato molti a essere più informati, spesso però incorrendo anche in errori, e non è raro che qualcuno che arriva al banco faccia delle domande che potrebbero mettere in difficoltà chi c’è dietro: non sapere rispondere nel modo giusto diventa un rischio per la figura del gestore in quanto “punto di riferimento”.

Infine, tra le prospettive del mercato, un sempre più diffuso e qualificato abbinamento della birra con la gastronomia.
Quali ritiene siano gli abbinamenti sui quali il mondo della ristorazione interessato alla birra dovrebbe puntare?

Verissimo, gli abbinamenti tra birra e cibo, specie in un Paese come il nostro, si intrecciano sempre più. A mio modo di vedere, nella nostra cultura i piatti sono spesso curati, eterogenei, ma fondamentalmente semplici, non molto conditi. Ecco, trovare gli abbinamenti perfetti con i piatti tradizionali, magari lavorati, cucinati o arricchiti da un tocco della birra che si pensa di abbinare, potrebbe essere un carta vincente.