Stabilimento di Birra Castello a Royal Unibrew 

L’unità produttiva di San Giorgio di Nogaro passa al gruppo danese. Intervista a Eliano Verardo, amministratore delegato di Birra Castello

Lo stabilimento di San Giorgio di Nogaro, acquistato nel 1997 da Birra Castello cogliendo l‘opportunità della cessione imposta dall’antitrust all’ex-proprietario Heineken, è passato ora nelle mani del gruppo Royal Unibrew. Abbiamo parlato dell’operazione e di cosa significhi per quella che era l’azienda birraria a capitale totalmente italiano più importante con il suo amministratore delegato, Eliano Verardo.

Quali i motivi che hanno portato alla cessione dello stabilimento dal quale è partita l’attività del gruppo?  

Per la nostra azienda Birra Castello la vendita dello stabilimento di San Giorgio, dove produciamo prevalentemente birra per marchi terzi, si inserisce nell’ambito della strategia di potenziamento e sviluppo dello stabilimento di Pedavena, a Belluno. Allo stesso tempo, l’operazione consentirà investimenti utili a consolidare la presenza di tutti i nostri marchi, soprattutto Birra Castello, Birra Dolomiti, Pedavena e Superior sul mercato italiano.

Lo stabilimento di Pedavena sarà destinato esclusivamente alla produzione dei brand Castello o si continuerà anche con la produzione conto terzi (private label)?

È una scelta strategica per la quale ci sono delle valutazioni in corso, ma sicuramente il nostro focus sarà sui nostri marchi. Valuteremo tuttavia di poter proseguire in parte la produzione conto terzi ma solo per selezionati progetti di ampio respiro che prevedano prodotti di elevata qualità.

Riflessi dell’operazione sui livelli occupazionali?

Abbiamo trovato nel Gruppo Royal Unibrew un acquirente serio e affidabile, con un progetto di sviluppo integrato, in armonia con la comunità locale e in grado di assicurare continuità mantenendo la stessa forza lavoro. Alla base di questa operazione vi è infatti la garanzia ricevuta dall‘acquirente che non ci saranno ricadute in termini occupazionali. È una questione che ci sta a cuore ed è stato uno dei primi temi affrontati con il Gruppo danese affinché si potesse proseguire serenamente nell’operazione.

A San Giorgio ci sono figure che operano per Pedavena: potranno continuare “in remo to” o si dovranno trasferire a Pedavena?

Siamo in costante ascolto e dialogo con i nostri collaboratori. Siamo impegnati nel riuscire a consentire a tutti di lavorare e soddisfare richieste ed esigenze atte a garantire il miglior bilanciamento tra lavoro e qualità della vita.

La birra (molto aromatica e di gran successo) offerta nella Birreria di Pedavena (solo alla spina) in occasione della recente Festa dell’Orzo entrerà stabilmente in catalogo o verrà riproposta soltanto il prossimo anno per lo stesso evento?

La birra in questione, ideata appositamente per la Festa dell’Orzo di quest’anno, è stato un prodotto davvero molto apprezzato – e di questo siamo felici – ma appunto dedicato all’evento e prodotto in edizione limitata. Sono sicuro che per la Festa dell’Orzo dell’anno prossimo il nostro mastro birraio saprà ancora stupirci.

Le aperture dei locali Fabbrica in Pedavena nel centronord Italia hanno contribuito alla diffusione dei marchi prodotti nello stabilimento di Pedavena. Si proseguirà con questo progetto e l’apertura di altre birrerie?

I locali Fabbrica in Pedavena sono per noi importanti perché ci consentono di riprodurre e far vivere le atmosfere, i sapori, i gusti e anche l’architettura della nostra Fabbrica in Pedavena e soprattutto del territorio delle Dolomiti, patrimonio dell’Unesco. Attualmente, abbiamo 18 locali in Italia e per il futuro sono previsti ulteriori investimenti per continuare ad ampliare la rete di birrerie in tutto il Paese.

Cospicui sono stati gli investimenti effettuati a Pedavena negli ultimi anni (dal magazzino automatico fino alla foresteria aziendale), ma sicuramente il più rilevante è stato quello relativo alla nuova linea di confezionamento per fusti in PET Leo2. Quali sono le prospettive per questo progetto e come si colloca nell’ambito dei piani futuri per lo stabilimento di Pedavena?

Leo2 è e rimarrà uno dei progetti più importanti in futuro per il canale Horeca anche perché frutto di molti anni di lavoro. In questo momento stiamo finalizzando un piano di riciclo circolare dei nostri fusti che ci permetterà di ridurre ulteriormente il nostro impatto ambientale. Il fusto è costituito esclusivamente da PET, materiale infinitamente riciclabile proprio per questo motivo. Non sono infatti presenti al suo interno parti in metallo o altri materiali e questo ci permette di riciclarlo interamente.

BIRRA CASTELLO

Guidata da Eliano Verardo, Birra Castello ha finora contato su due stabilimenti produttivi, quello di San Giorgio di Nogaro e Fabbrica in Pedavena, con 140 dipendenti diretti.

È presente sul mercato con i marchi Birra Castello, Pedavena, Superior, Birra Dolomiti e Alpen. Tra gli oltre 310 clienti dell’azienda ci sono i più importanti distributori Horeca italiani e i prodotti sono presenti nelle insegne più importanti della GDO. L’azienda è presente anche con private label in alcune catene della moderna distribuzione.

ROYAL UNIBREW

Azienda multi-beverage, Royal Unibrew è presente con i suoi prodotti in più di 70 Paesi nel mondo. In Italia è presente oltre che con le birre Ceres & Faxe, con i soft drink (Lemonsoda e Oransoda) e gli energy drink (Lemonsoda Energy Activator).

L’atto di nascita della nuova  birreria datato 4 aprile 1984. Al centro, seduti, il commendatore Luigi Menazzi Moretti (secondo da sinistra) e il sindaco di San Giorgio di Nogaro, Lucio Cinti.  Primo da sinistra in piedi, Tullio Zangrando

Io c’ero: l’amarcord di Tullio Zangrando

Ho trascorso quasi 20 anni in Birra Moretti, dei quali oltre 10 a San Giorgio di Nogaro, stabilimento nato nel 1984, ai tempi in cui era forte lo sviluppo del marchio. All’epoca, il mio superiore diretto era Luigi Moretti, ultimo titolare della birreria di famiglia fondata a Udine dall’omonimo bisnonno nel 1859. Il successo, ottenuto anche sul mercato americano, rese insufficiente la capacità produttiva nella sede storica di Udine. Fra le nu merose offerte di terreni adatti per trasferire il birrificio, rimanendo in provincia di Udine, fu scelta la Zona Industriale Aussa-Corno per la favorevole posizione logistica, la composizione dell’acqua (identica a quella di Udine) e la promessa dell’amministrazione comunale di San Giorgio di Nogaro di facilitare tutti gli adempimenti burocratici.

Subito dopo l’acquisto del terreno iniziò la progettazione, di massima per il lay-out dello stabilimento completo ed esecutiva per il primo lotto, nell’ottica di massimizzare sia l’efficienza delle operazioni che la tutela dell’ambiente e la sicurezza degli addetti, oltre che di facilitare i flussi dei visitatori. Iniziò un periodo di lavoro entusiasmante e molto intenso. Ricordo che rinunciai a giugno 1985 al Congresso di Helsinki dell’European Brewery Convention (da Baden Baden 1957 avevo partecipato a tutti). Tutto filò abbastanza liscio, grazie all’impegno e alla professionalità di un gruppo di affiatati colleghi, ai quali va la mia riconoscenza. E grato sono anche ai miei familiari, che accettarono la mia ‘latitanza domestica’. La cerimonia della posa della prima pietra ebbe luogo il 18 luglio 1984, alla presenza di numerosi esponenti del mondo politico e imprenditoriale friulano e di Monsignor Cattarossi, che impartì la benedizione. Seguì il primo dei tanti festosi rinfreschi che accompagnarono lo sviluppo della fabbrica. Il successivo fu, nel seguente freddissimo e nevoso dicembre, in occasione del cosiddetto ‘licof ’, quando sul tetto, appena completato, del primo capannone fu posto un alberello, come tradizionalmente si usa in Friuli-Venezia Giulia. Tra le altre occasioni di festa ricordo l’ultima cisterna partita da Udine e la prima bottiglia ‘con birra solo sangiorgina’ (7 ottobre 1991). Nonostante le condizioni metereologiche spesso avverse, la prima bottiglia uscì dalla linea di confezionamento di San Giorgio nel marzo 1985: un primato di velocità che fece chiudere un occhio agli amministratori sullo sforamento del budget. La produzione continuò a Udine per diversi anni e fu trasferita completamente a San Giorgio solo dopo l’acquisto della Birra Moretti da parte del Gruppo Labatt (lo stile manageriale Labatt fu accolto di buon grado da noi ex-Moretti, soprattutto grazie alla professionalità e all’affabilità del direttore generale Bill Bourne), utilizzando per la sala cotte recipienti di lavorazione inox dismessi anni prima dalla Krombacher Brauerei e tuttora in funzione, dopo essere stati ricondizionati e automatizzati da abili specialisti friulani. Un esperto che ha recentemente visitato il birrificio di San Giorgio di Nogaro mi ha detto di averlo trovato ancora molto efficiente e di concezione moderna.

Il birrificio nella Zona Industriale Aussa-Corno  a San Giorgio di Nogaro (Udine)