Nella foto in copertina: August Gresser (ultimo a sinistra) e Tullio Zangrando (ultimo a destra) con (da sinistra a destra) Lydia Junkersfeld, Wittfrida Mitterer e Adrian Forster in occasione della fondazione
È stato il primo presidente di Slow Brewing e a partire dal 2013 ne è presidente onorario. Tullio Zangrando racconta quando e com’è nata l’associazione birraria più esclusiva d’Europa
«Ricordo ancora il mio entusiasmo quando, durante un incontro, l’amico ed ex collega August Gresser mi prospettò l’idea di fondare un club di produttori di birra senza scopo di lucro» racconta Tullio Zangrando, attuale presidente onorario di Slow Brewing, ricordando che sin dalla fondazione, il 14 ottobre 2011, l’amministratore delegato di Slow Brewing è proprio August Gresser. «Autore del ‘Manuale del birraio pratico’, il più completo libro in lingua italiana oggi disponibile nel campo della tecnologia birraria – continua Tullio Zangrando – dopo essere stato assistente del Prof. Narziss al Politecnico di Weihenstephan e aver ricoperto importanti incarichi dirigenziali in alcuni birrifici italiani, Gresser è stato ed è il deus ex machina di Slow Brewing».
Il neoeletto consiglio di Slow Brewing: Christian Pöpperl-Stieglbrauerei Salisburgo (A), Mariann von Redecker-Ratsherrn Amburgo (D), August Gresser-Lagundo (I), Katharina Haizmann-Hochdorfer Kronenbrauerei Nagold-Hochdorf (D), Peter Theilacker Haller Löwenbräu Schwäbisch Hall (D) (da sinistra a destra)
Possiamo raccontare l’inizio di questa avventura?
Ottenere le prime adesioni non fu certamente facile, soprattutto per la difficoltà di trovare birrifici pronti a impegnarsi su tutte le ardue finalità associative. Ma oggi Slow Brewing è una bella realtà in crescita e i birrifici associati, grandi, piccoli e piccolissimi, sono ben 32, la maggior parte dei quali dislocati prevalentemente in Germania e in particolare nel Sud del Paese, forse anche perché la doppia scelta di Monaco di Baviera (universalmente riconosciuta capitale della birra) come luogo della registrazione legale e fiscale e dell’altoatesina Lagundo, come sede operativa, ha dato a Slow Brewing un tocco per così dire ‘mediterraneo’.
Slow Brewing parla di un approccio olistico. Cosa si intende?
L’associazione controlla e certifica congiuntamente sia il prodotto birra che l’azienda produttrice, avvalendosi di esperti indipendenti di elevata qualificazione scientifica, fra i quali il Centro Ricerche di Weihenstephan del Politecnico di Monaco di Baviera, uno dei più autorevoli a livello mondiale. Sono accettati come soci unicamente birrifici non solo produttori di birre di qualità altissima e costante, ma che inoltre si devono distinguere per assoluta trasparenza, onestà intellettuale e senso di responsabilità in tutti i campi e in tutte le fasi della catena del valore aggiunto. Slow Brewing rifiuta quelle aziende birrarie che, sotto la pressione del mercato, non sono in grado di restare fedeli ai severi criteri qualitativi fissati. Questa nostra grande fermezza è una sfida assai impegnativa e i nostri soci devono affrontarla giorno per giorno!
E’ dunque evidente che l’Associazione si differenzia da tutte le altre consimili, con le quali condivide peraltro la promozione del consumo di birra moderato e consapevole…
In primo luogo, Slow Brewing non è un gruppo di pressione e pertanto non effettua alcuna attività di lobbying: ma ha il solo scopo, con il conferimento del diritto di fregiarsi del marchio della chiocciolina e di utilizzare commercialmente il nome, di comunicare ai consumatori più attenti che i birrifici associati fanno parte di un ristretto ed elitario gruppo di massima eccellenza.
Infine, cosa bisogna fare per essere soci di Slow Brewing?
Non è sufficiente pagare le quote di iscrizione e annuali (in relazione al fatturato), ma è necessario superare un esame di ammissione, severissimo come dimostra la quota di bocciati. In pratica, con i medesimi criteri dell’esame di ammissione, tutte le aziende associate sono sottoposte a una verifica annuale. Durante questo periodico controllo della loro idoneità, si esaminano innanzitutto i risultati delle 12 verifiche eseguite nel corso dell’anno dal Centro Ricerche di Weihenstephan, dove le birre non sono solo sottoposte ad analisi chimiche e fisico-chimiche, ma anche assaggiate dallo stesso gruppo di assaggiatori del prestigioso concorso European Beer Star, il quale, per decretarne l’ingresso, deve assegnare a ogni birra un punteggio almeno da medaglia d’argento. Se la qualità della birra risulta così accertata, si passa alla verifica della ‘qualità dell’azienda’, con ben 900 domande concernenti in primis la tecnologia, con particolare riguardo al rispetto della Legge di Purezza (per le birre che se ne fregiano) e della durata della fermentazione e maturazione adeguata alla tipologia. Per completare il profilo del birrificio seguono le domande riguardanti il controllo della qualità delle materie prime, del processo e degli imballaggi; l’attenzione alla sostenibilità, all’ambiente ed al consumo di risorse; i rapporti con collaboratori, clienti, fornitori e comunità; l’impegno e l’integrità dei responsabili. Non manca ovviamente un’ispezione dei reparti, che August Gresser, sempre instancabile, effettua con occhio amichevole, ma critico: al punto che è già capitato che qualcuno abbia perso il diritto di fregiarsi dell’ambita chiocciolina e lo statuto di Slow Brewing non prevede esami di riparazione: una severità che va a tutto vantaggio dei consumatori più esigenti!
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