In quel di Montecassiano, comune di Macerata, nelle Marche, “La Leggenda del Santo Bevitore” parla di un ex cliente così affezionato a quel trentennale bancone da divenire proprietario del pub e, con così tanta passione per la birra, da divenirne produttore. Scherzi a parte, quello che Simone Ortenzi racconta è l’emozione di sentire ora suo tutto questo, il Sir MacLean Pub di Montecassiano.

Lui, montecassianese doc, 36 anni, due bimbi e un lavoro (l’altro) da imprenditore edile, ha infatti rilevato con due giovani soci, Andrea e Jacopo, la precedente gestione di questo pub storico, un’istituzione in zona a partire dal 1986: stesso bancone in legno di allora e caratteristica disposizione su due piani a soppalco, con sala da freccette. Un luogo che hanno rinnovato e riaperto a fine settembre 2019, pronti a continuare a dar lustro a questo posto dai grandi numeri e a farne seguire nuovi importanti progetti. Come quello di un BeerFirm, il loro – Birra24Ore – che si trasformerà entro il 2020 in un vero e proprio birrificio, grazie a un importante ampliamento del locale.

Intanto, a nemmeno una settimana dalla riapertura, è già arrivata la prima serata di degustazione con il mastro birraio norvegese Helge Algerøy del 7 Fjell Bryggeri e i suoi soci sono al lavoro: lo chef Andrea Carratore, 34 anni e origini campane, in cucina con la sua compagna Elisa, e Jacopo Rinaldelli, 23 anni, a gestire la sala con Ludovico alla spina. Mentre Simone racconta la nuova stagione del Sir MacLean Pub di Montecassiano.

Lo spazio e il progetto

«È stato il primo pub nelle Marche ad avere la Guinness – ricorda Simone – ma era un sapore nuovo e non è piaciuta subito. Tutti noi frequentavamo questo posto fin da ragazzi ed è proprio grazie all’ex proprietario Lorenzo, che mi ha portato con sé alle fiere di Rimini, se mi sono appassionato così tanto alla birra. Al momento la nostra etichetta, Birra24Ore, nata un paio di anni fa, è ancora un BeerFirm che facciamo produrre al Birrificio dei Castelli qui ad Arcevia: la saison Centaurea, l’American Ipa Virus e la Blonde Ale Kronos. Ma il padre di uno dei soci ha già comprato all’asta lo spazio qui affianco, da anni abbandonato dopo aver ospitato un supermercato, e la nostra intenzione è quella di raccogliere fondi tramite alcuni bandi per poterci presto permettere gli investimenti necessari al birrificio, collegando gli spazi. Qui, oltre ai 40 mq esterni del nuovo portico, sono circa 100 mq di sala. Il bancone rimarrebbe, ma la cucina, che al momento è nel piano interrato, verrebbe portata a livello e sfrutteremmo i 350 mq del nuovo spazio per tutti gli impianti necessari alla produzione e all’imbottigliamento delle nostre birre, ma anche per ospitare eventi dal vivo e ampliare i bagni e la zona freccette, visto che qui si allenano due club (con tanto di vicecampionessa mondiale italiana)».

Birre e forniture

«Alla spina vogliamo mantenere una rappresentanza di tutti gli stili – prosegue Simone, parlando di ordini sui 5/6 fusti a volta e quindi di frequenti rotazioni anche bisettimanali, ovviamente riferendosi allo storico della passata gestione –. Per cui, al momento, oltre alle nostre Centaurea e Kronos, abbiamo l’Oktoberfest dell’Augustiner, la trappista del Birrificio Tre Fontane di Roma, l’Urweisse della Ayinger, Gummo del Birrificio Renton di Fano, la Dume e (a pompa) la Glaciale del Birrificio dell’Eremo, la particolarissima Mother Gose del birrificio svedese Brewski e l’immancabile Guinness, che prima o poi vorrei sostituire con una nostra birra in stile Stout, quando ne produrremo. Per alcune artigianali abbiamo contatti diretti, ma il nostro fornitore è Ibalt, qui di Treia, a poca distanza da noi. Prendiamo tutto da lui, anche i superalcolici, oltre a quasi una trentina di etichette di birra in bottiglia: Brewski e Ludwig, Crak e CanediGuerra… E le lattine di birra, un vero boom, su cui Ibalt sta puntando molto e dove stiamo avendo un ottimo riscontro. Dal vecchio menu, invece, abbiamo tolto i primi piatti e abbiamo in carta tanti tipi sfiziosi di hamburger, ciabatte, bruschette, bagel, piadine, insalatone, pizze, piatti unici, tagliate, fritti e contorni, oltre a dolci fatti in casa, lista cocktail, rhum, whiskey e caffetteria. I panini sono di panifici artigianali di zona, tra Sambucheto e Macerata. Le carni di un distributore di Recanati e di un amico macellaio a Sant’Egidio. I dolci li fa Elisa, la compagna di Andrea, che è anche sorella di Lorenzo ed era titolare con lui del locale nella passata gestione. Qui fortunatamente c’è sempre gente, anche durante la settimana, dai sedicenni del quartiere alle famiglie. E quest’estate sarà la prima in cui proveremo a rimanere aperti.»