Un filo sottile lega Belfast a Berlino. La città più importante dell’Irlanda del Nord ha vissuto per anni il conflitto tra repubblicani e lealisti. Un conflitto che si è trascinato fino alla fine degli Anni Novanta e che ancora oggi è ricordato dalle strade che dividono i quartieri protestanti da quelli cattolici. Le si riconosce dalle case “di confine” con le finestre murate, o protette da inferriate per impedire che sassi o bottiglie incendiarie facessero troppi danni.
Berlino è stata divisa in due dal famoso muro dal 1961 al 1989 e la divisione ha dato vita a due città diverse: la Berlino Ovest colorata di luci e di vita, la Berlino Est sempre più ingrigita dalla mancanza di libertà fondamentali per i cittadini.
Entrambe le città si sono lasciate alle spalle i lunghi anni di tensione, ma quella che si respira, visitandole, è la stessa aria. Lo scriviamo perché eravamo a Belfast a fine Anni Novanta e siamo stati a Berlino recentemente. E nella capitale tedesca ci è venuto spontaneo ripensare alla “capitale” dell’Irlanda del Nord.
Una città simbolo
L’aria è davvero la stessa: quella adrenalinica del volersi riprendere il tempo perduto, quella della sperimentazione creativa, folle e pure oltraggiosa, un’aria così vitale che un po’ fa girare la testa come se fosse troppo povera di ossigeno. Berlino è storia, con la esse maiuscola: è la porta di Brandeburgo, simbolo di tutte le Berlino che si sono succedute dalla fine del 1700 a oggi, è il profilo massiccio e severo del Reichstag, la memoria del Checkpoint Charlie ridotto ormai a una specie di set teatrale con comparse vestite da soldati americani e il tratto del muro decorato oggi da artisti contemporanei ma che ancora lascia intuire tutta la pena che devono aver provato i berlinesi a vederselo comparire davanti all’improvviso. Ma su questi monumenti “sacri”, durante una settimana o giù di lì denominata Festival delle luci, i berlinesi ci proiettano fasci di luce a volte suggestivi e a volte irriverenti ma che danno un’immagine diversa alla severità degli edifici. Berlino è stata, a nostro modo di vedere, la città simbolo di tutto quanto è stato tragedia in quello che uno storico inglese definì “il secolo breve” e oggi vedere danzare le faccine dette “emoticons” sugli archi dove sotto sono passati i carri armati sembra in effetti un po’ irriverente ma anche un segnale di speranza.
Le due anime di Berlino
La vita, insomma, pulsa a Berlino e, soprattutto, la vita notturna che ha pochi eguali oggi in Europa. Ristoranti, nightclub, qualsiasi tipo di intrattenimento si voglia desiderare a Berlino lo si trova quasi certamente. Anche la scena birraria è molto interessante. La città è come se avesse due anime: quella classica delle birre tedesche, all’interno della quale facciamo rientrare anche la tipicità locale data dalle “Berliner” weisse, e quella modernista dei pub per beer geek dove andare ad assaggiare le sperimentazioni più riuscite, a volte più azzardate, dei giovani birrifici nati anche in quest’angolo di Germania. Noi, nel tentativo di non farci mancare nulla, abbiamo zigzagato da un’anima all’altra senza preclusione né pregiudizi.
La “gloria” locale
La “gloria” birraria locale, la si trova praticamente dappertutto, è la Berliner weisse, una birra definita “bianca” per l’elevata presenza di lieviti in sospensione, prodotta con una buona percentuale di frumento e leggermente acidula al gusto. Leggera, in termini alcolici, in città la servono normalmente in bicchieri bassi e larghi con l’aggiunta di qualche goccia di essenza di asperula o di sciroppo di lamponi che servono a stemperare l’acidità ma ne cambiano anche il gusto originario. Il marchio più celebre, e diffuso, è quello di Berliner Kindl ma alcuni piccoli produttori hanno iniziato a proporne delle versioni più caratterizzate e interessanti. In una calda giornata estiva, calda ovviamente secondo i parametri locali, la Berliner weisse è decisamente una birra rinfrescante, ma nella capitale non mancano i luoghi dove trovare altri grandi classici della tradizione brassicola germanica.
Oasi di classicità
In Gerndarmenmarkt, una piazza del centro famosa per ospitare le chiese gemelle del Deutscher Dom e del Französischer Dom nonché il Konzerthaus, si trova ad esempio la birreria Augustiner con tutti i suoi cavalli di battaglia ben noti anche al pubblico italiano, a partire dalla sempre eccellente Edelstoff. Non saranno berlinesi nemmeno le birre di un ristorante lungofiume come lo Ständige Vertretung, ma il consiglio è di cenarci almeno una volta nel corso della vostra permanenza in città. L’unica birra che gira in un ristorante che è bene prenotare perché sempre molto affollato, è la Gaffel Kölsch. Servita, come vuole lo stile delle birre di Colonia, in bicchieri cilindrici da appena 0,25 cl. Inutile dire che, abbinata a piatti sostanziosi della cucina della Renania come il sanguinaccio arrosto, polpette di vitello alle acciughe e capperi e lo stinco di maiale lesso, il conto dei bicchieri di birra bevuti si perde molto rapidamente.
Altre proposte
Se questi due locali rappresentano delle oasi di classicità birraria secondo i parametri tedeschi, Berlino vive, da qualche anno a questa parte e come ormai quasi tutte le capitali del globo, una sorta di renaissance birraria dettata da locali dove trovare piccole produzioni artigianali sia locali sia d’importazione. Tra le prime è certamente meritevole di segnalazione la BRLO Brewhouse che, oltre a offrire una gamma birraria di tutto rispetto, offre una cucina moderna e saporita. La Naked, ad esempio, è una Pale Ale alla quale hanno tolto quasi tutto l’alcol (la gradazione è di appena 0,5% vol) ma riuscendo a lasciare intatti i profumi dei luppoli usati in dry hopping (Citra, Mandarina Bavaria e Lemondrop); la German Ipa segue la moda internazionale delle birre luppolate ma lo fa seguendo la via autoctona ossia usando solo luppoli tedeschi e la Berline Weisse segue la tradizione dello stile locale ma con una maggiore incisività al palato rispetto alle grandi firme. Se si vuole poi esplorare il lato più geek, una tribù per chi ancora non lo sapesse votata all’assaggio, a volte quasi compulsivo, delle più recenti novità birrarie europee e non solo, basta fare un salto al Muted Horn. Locale giovane e arredato nel tipico stile dei pub di ultima generazione, una via di mezzo tra il minimalista e il trasandato, ha uno staff brillante e molto collaborativo anche con il cliente che fa fatica a riconoscere una qualsiasi delle birre proposte. Qui trovate scelte estreme, molte in arrivo da birrifici scandinavi, i grandi classici a fermentazione spontanea dal Belgio e le ultime novità dei birrifici tedeschi emergenti. Ci si deve entrare con mente curiosa e aperta, e le possibilità di avanzare nella cultura della birra non mancheranno. Stessa cosa può dirsi per il Foersters Feine Biere e per l’Hopfenreich, entrambi locali decisamente votati al trend dei piccoli birrifici artigianali. Ampia scelta birraria alla spina, l’Hopfenreich ha una tapline da 22 “rubinetti”, e pure in bottiglia, ottimo servizio e conoscenza del prodotto che servono. Insieme al Muted Horn sono forse le tre tappe da non perdere per comprendere che cosa c’è di nuovo a livello brassicolo in Germania e quali sono le nuove tendenze, seppure di nicchia, sull’argomento.
Più classico, ma perfetto per una sosta lunga quanto può durare una cena in Germania (e non è detto che duri poco), è invece il Dolden Mädel, una gasthaus con birra dall’atmosfera elegante informale e dominata da un bancone a forma di isola le cui “coste” sono punteggiate di spine. Eleganza informale, e cucina da provare, è ciò che offre anche il piccolo circuito di brewpub Lemke dove, oltre al classico range di birre d’ispirazione germanica è ormai certezza acquisita vedere e assaggiare qualcosa della grande famiglia delle Ipa. A dimostrazione che, pure in Germania, la moda ha non solo attecchito bene ma sta mettendo radici.
Del resto, il mondo della birra è “geograficamente” sempre più piccolo: i luppoli sono venduti e spediti in ogni parte del pianeta, i gusti degli appassionati si uniformano esattamente come quelli dei bevitori occasionali, di norma ancorati come sempre alla birra chiara per antonomasia, le mode viaggiano da un continente all’altro con la velocità di una mail. Alla fine, comunque, sarà il mercato ovvero i consumatori a decidere le sorti di una birra o di uno stile birrario. In Germania come negli Stati Uniti o in Italia.
Birra…anche al mercato
Di certo c’è che la birra scorre dappertutto a Berlino. Anche in un mercato coperto come il Markthalle Neun, dove la gente va a fare la spesa o una sosta in pausa pranzo e provare, altro segno della globalizzazione dei costumi alimentari, un piatto di carne in stile Usa o una zuppa vietnamita. Un banco è riservato alle birre Heiden Peters, prodotte all’interno dello stesso Markthalle a due passi letterali di distanza. Sono ottime, dalla pils chiamata Pilz alla New England Ipa, ultratorbida sottocategoria nata in “casa” Ipa. Un ultimo segnale di quanto Berlino sia birrariamente diversificata e moderna. E di quanto, quindi, sia una tappa da inserire tra quelle obbligatorie nei pellegrinaggi degli autentici beerhunter.
Le tappe da non perdere
Muted Horn
Flughafenstrasse, 49
themutedhorn.com
Hopfenreich
Sorauer Strasse, 31
Augustiner am Gendarmenmarkt
Charlottenstrasse, 55
Foersters Feine Biere
Bornstrasse, 20
foerstersfeinebiere.de
Ständige Vertretung
Schiffbauerdamm, 8
staev.de
Brauhaus Lemke am Alex
Karl-Liebknecht Strasse, 13
lemke.berlin
BRLO Brewhouse
Schöneberger Strasse, 16
brlo.de
Dolden Mädel Braugasthaus
Mehringdamm, 80
doldenmaedel-berlin.de