Antonio Di Lello suona la campana e urla “Salute!”. Immediatamente, in ogni angolo del locale, i bicchieri si alzano e, pochi minuti dopo, si svuotano. Perché per gestire con successo, serata dopo serata e anno dopo anno, un locale birrario si deve possedere del carisma. Un locale che è poi aperto tutti i giorni, anche a pranzo tranne la domenica, e richiede dosi massicce di energia, entusiasmo e passione indomabile.
Sulla cresta dell’onda
Ma, oltre a questo, pure una professionalità che non fa una grinza. Metteteli alla prova, i ragazzi dell’Au Vieux Strasbourg (via Strambio, 29 – in piena Città Studi). Metteteli alla prova un venerdì sera quando il posto, assai capiente e con dehors esterno, è pieno come un uovo e si fa fatica a muoversi. Ordinate una birra e vedrete che la spillatura sarà uguale a quella di un giorno, abbastanza raro in realtà, di poco traffico. Sarà l’impianto di spillatura, modificato secondo l’uso olandese che permette un flusso più rapido ma anche più difficile da gestire, sarà il fatto che qui chi spilla potrebbe farlo anche a luci spente tanto i movimenti sono ormai imparati a memoria e diventati un’abitudine, sarà che anni di formazione (all’Università della Birra del compianto Franco Re, ma non solo) sono serviti. Sarà quel che volete ma, ebbene sì, non è solo la varietà e l’alternanza delle birre alla spina quelle che fanno la differenza ma soprattutto la cura che si dedica loro.
In una piazza sempre più competitiva come è ormai quella milanese, che lo è sempre stata ma che nell’ultimo periodo ha visto la moltiplicazione dei locali a forte traino brassicolo, l’Au Vieux Strasbourg resta sempre sulla cresta dell’onda. Con il valore aggiunto, tra le altre cose, di una fortissima fidelizzazione della clientela perché è vero che la posizione è strategica, zona universitaria significa forte presenza giovanile con relativa disponibilità verso le uscite serali frequenti, ma ciò non basta a spiegare i volti noti che hanno eletto il locale a punto di ritrovo. Di quelli che non devi nemmeno avvertire gli amici che ci vai perché è quasi scontato sapere che li troverai già allo sgabello, birra in mano.
Centinaia di ettolitri…
Da sempre legato ai vari brand firmati Heineken, Di Lello e i suoi spillano una pilsner come la Brand che sembra acqua di ruscello. Con il risultato che ne bevi il doppio senza accusare nessuno sbandamento. Né sul momento e nemmeno la mattina dopo. I numeri parlano chiaro: le centinaia di ettolitri macinati ogni anno lo hanno reso praticamente il locale vetrina del primo produttore italiano, un vero e proprio fiore all’occhiello su scala nazionale. Da poco ha arricchito il suo locale con due cellar da 500 litri ciascuno. Contengono Heineken non pastorizzata prodotta nello stabilimento di Comun Nuovo (BG). Sono stati immediatamente un successo e viaggiano al ritmo di un cellar svuotato alla settimana. Inaugurato nel 2003, l’Au Vieux Strasbourg è stato meritatamente riconosciuto come Accademia della Birra cinque anni dopo. Le sue undici spine non sembrano conoscere riposo, ma è lo spirito che si respira all’interno delle mura, tra il bancone e i tavoli, che fa la vera differenza con la maggior parte degli altri locali dove si serve birra. Un vero pub dove la birra è il collante che non fa mai sentire chiunque metta piede qui uno sconosciuto. Solo un amico che magari non si è mai incontrato prima.