L’impatto del Covid è stato decisamente pesante nel settore birrario in tutti i 28 Paesi UE. Alle perdite dei posti di lavoro, si sono associate le mancate entrate derivanti dalle tasse per i diversi Stati. Tutte le cifre di uno studio di Europe Economics.
Le misure anti-Covid adottate dai governi nel 2020 hanno avuto un impatto enorme sull’Horeca in Europa, canale nel quale si è perso il 42% dei volumi di vendita della birra.
Questo calo dei consumi ha provocato la perdita di 860.000 posti di lavoro: dai 2,6 milioni di occupati direttamente e indirettamente grazie alla birra nel 2019 si è scesi a circa 1,8 milioni nel 2020 con un decremento del 33%.
Il canale Horeca è stato colpito ancora più duramente, con più di 4 posti di lavoro su 10 generati dalla birra spazzati via. Un ulteriore calo del 7,5% è stato registrato nel numero di occupati tra i fornitori del settore birrario. Queste enormi perdite di posti di lavoro sono state marginalmente compensate dalla creazione di 21.000 nuove occupazioni nel commercio al dettaglio con un aumento del 9% del numero di posti creati indirettamente dalla birra.
Meno valore aggiunto
Anche il valore aggiunto generato, direttamente e indirettamente, dal settore della birra in Europa è diminuito. Il calo è stato di oltre 15 miliardi di euro passando dai 60 miliardi del 2019 ai 47 miliardi del 2020 con una perdita di quasi il 25%. Ovviamente, l’Horeca rappresenta la parte più alta di questo calo del valore aggiunto, avendo generato il 45% di valore in meno nel 2020 rispetto al 2019 con una perdita di 13 miliardi di euro.
Meno entrate per gli Stati
Il totale delle tasse pagate dal settore birrario in Europa è stato di 36 miliardi di euro nel 2020, in calo di 11 miliardi di euro (-23%) rispetto ai 47 miliardi del 2019. Il decremento proviene principalmente dai mancati 7 miliardi di euro di entrate IVA raccolti attraverso i consumi fuori casa della birra. Altri 1,1 miliardi di euro sono stati persi in accise e 4 miliardi di euro sono stati persi a causa del reddito e dei contributi di sicurezza sociale solitamente pagati dalle centinaia di migliaia di persone che hanno perso il loro lavoro.
Più vendite off-trade
Questa drammatica situazione è stata leggermente compensata da un aumento dell’8% (20 milioni di ettolitri) nelle vendite di birra off-trade e quindi, in definitiva, nel 2020 il calo a volume per il settore in Europa è stato del 9%, pari a 34 milioni di ettolitri rispetto al 2019. La crisi del Covid-19 ha quindi avuto importanti ripercussioni sul settore birrario nel suo complesso, in termini di volumi ma soprattutto di valore, dato che le perdite più significative si registrano nel settore Horeca.
La ripartenza
L’economia europea sta iniziando la sua ripresa e il settore birrario potrebbe essere di aiuto alla ripartenza post Covid. Molto diversa la situazione a seconda del Paese e delle politiche imposte dai governi, ma anche della fiducia dei consumatori. Le vendite di birra on-trade potrebbero registrare alcuni miglioramenti, ma rimarranno senza dubbio al di sotto dei livelli del 2019. Non è ancora chiaro se la pandemia innescherà o accelererà cambiamenti fondamentali nelle politiche, nelle pratiche commerciali e, soprattutto, nei modelli di consumo a medio e lungo termine. La crescita potrebbe riprendere slancio grazie ai progressi nelle vaccinazioni che consentono un graduale sblocco dell’attività economica. Tuttavia, si prevede che una ritardata normalizzazione dei servizi di ospitalità e di trasporto per i turisti provenienti da fuori Europa smorzi la ripresa. Questi sviluppi potrebbero avere effetti diversi sulle vendite di birra on-trade e off-trade, le prime sempre molto incerte, le seconde soggette a cambiamenti a breve termine più graduali, ma nel lungo periodo perderanno progressivamente quote di mercato a favore del settore Horeca, anche se si possono ipotizzare cambiamenti permanenti nel comportamento dei consumatori in fatto di consumi a casa. È molto difficile prevedere cosa succederà a lungo termine, dato che c’è ancora una grande incertezza sull’efficacia delle risposte cliniche e sulla necessità o meno di ulteriori restrizioni.