Chi scrive ama l’Irlanda. E ama pure gli irlandesi. Panorami mozzafiato e gente che non si arrende mai. Ergo beve con entusiasmo le loro birre che, fino a poco tempo fa, si risolvevano però in una scelta abbastanza ristretta e dominata in modo quasi univoco da quella specialità scura come una notte senza luna nota come Irish Dry Stout. Grande birra, lo sosteniamo con convinzione, ma ogni tanto è pure bello cambiare ed esplorare almeno qualcuna delle mille sfaccettature organolettiche che il mondo della birra sa riservare a chi vuole avventurarcisi senza timori.
Uragano craft
Da qualche tempo a questa parte anche l’Irlanda è stata colpita dall’uragano craft e i suoi microbirrifici si stanno imponendo all’attenzione internazionale grazie a un mix di tradizione e innovazione. Tra costoro, hanno conquistato le luci del palcoscenico i ragazzi di Rye River Brewing Company che, dal 2013, sfornano a getto praticamente ininterrotto le loro birre firmate McGargles. Birre che, poco tempo dopo il loro lancio sul mercato, sono state intercettate da Dibevit Import, azienda con ultradecennale esperienza nel settore ma evidentemente dotata di quella capacità di, per sfruttare una metafora calcistica, “stare sulla palla” che le permette di arrivare spesso prima sui fenomeni emergenti. Emergenti come, per l’appunto, Rye River che a prima vista sembrano prendere le cose con uno humor tipicamente irish. Il birrificio, tanto per dire, non risulta mai essere stato fondato, il Rye River, letteralmente, suona come “fiume di segale” e la famiglia McGargles non è mai esistita davvero ma è uno dei, numerosi, parti della fantasia del team che sovrintende le operazioni in quel di Celbridge, cittadina nella contea di Kildare attraversata dal fiume Liffey. Lo stesso che poi taglia in due la capitale Dublino.
Cinque specialità
Considerato come uno dei birrifici più efficienti d’Irlanda, premiato come birrificio di maggior successo ai World Beer Awards 2019, impegnato sul fronte della sostenibilità ambientale alla Rye River non ci si prende troppo sul serio ma le cose, quelle sì, si fanno molto seriamente. A partire dalle birre.
In Italia, grazie a Dibevit Import, arrivano cinque specialità McGargles, tutte in formato bottiglia da 33 cl. La prima è la Granny’s Red Ale (4,4% vol.) dalle caratteristiche note di malto, rotonda e morbida e adatta a sposarsi con formaggi erborinati piccanti, carni rosse e piatti speziati della cucina indiana o messicana. La seconda è la Rosie’s Pale Ale (4,5% vol.) con luppoli come Summit e Chinook in dry-hopping che le conferiscono note agrumate e tropicali. Molto gratificante da bere da sola, si può abbinare a formaggi a crosta fiorita come brie e camembert. Una vera all-day-round è certamente anche la Frank’s Lager (4,5% vol.), bassa fermentazione come indica lo stile di riferimento ma con il twist del dry-hopping di Saaz. Il risultato è tanta freschezza e bevibilità con potenzialità di abbinamento praticamente infinite: dal pesce alla pizza, fino alla partita di Champions League in televisione… La Ned’s Retro Ipa (6,5% vol.) è invece, e meno male, un omaggio alle India Pale Ale di un tempo che fu, ovvero quando il luppolo era ben calibrato e non fatto esplodere sotto il naso del malcapitato avventore come troppo spesso oggi accade. Insomma, aromatica e agrumata, questo sì, ma anche ben bilanciata e supportata dal malto. Da provare su crostacei, formaggi di capra, un curry speziato. Per chiudere, poi, non poteva mancare una stout, omaggio alla storia d’Irlanda. La Jim’s Stout (4,5% vol.) offre note di caffè e di cioccolato mantenendo intatta la freschezza e la leggerezza dello stile che ne garantiscono la bevibilità. Un must con le ostriche, come si fa nella cittadina irlandese di Galway ogni anno, ma non si offende se la si mette alla prova con un dolce al cioccolato. E nemmeno se la si beve da sola. Come un vero irlandese.