Lacqua delle montagne friulane e i cereali coltivati sulla propria terra. Non è una circostanza di marketing nel caso di Birra Gjulia, azienda friulana fondata dai fratelli Marco e Massimo Zorzettig nel 2012, ma la più semplice e cristallina verità. Senza fronzoli aggiunti. Il fatto è che i due fratelli sono di antica schiatta di agricoltori e vignaioli e la dedizione alla terra, alla trasformazione delle materie prime in alimenti, è nel loro sangue prima ancora che nelle loro intenzioni. Fortemente attaccati al territorio dove allevano le viti de La Tunella e di Altùris che diventano Sauvignon, Ribolla Gialla e Refosco, si sono lanciati nel mondo della birra con la stessa filosofia e per gli stessi scopi. Non filtrano e non pastorizzano, costruiscono birre solide e costanti, mantenendo un piede nella tecnica birraria e l’altro nella creatività che rende il mondo della birra artigianale così affascinante.

Con Dibevit l’intesa è stata facile da raggiungere. Il parametro della qualità funziona come bussola comune e dopo gli ottimi risultati raggiunti con ÌOÌ, una splendida birra senza glutine ma estremamente elegante e profumata che ti viene voglia di bere anche se non manifesti alcuna intolleranza al glutine, adesso è il turno di ben tre nuove referenze.

Trio di referenze

La prima si chiama Gjulietta Blonde, ispirata alla migliore tradizione belga che non significa semplicemente alta fermentazione ma soprattutto intensità e armonia, note fruttate ben bilanciate dai profumi del luppolo per un bicchiere che si svuota facilmente e con soddisfazione. La gradazione alcolica è di 5,5% vol con un amaro poco percettibile seppur presente. È birra che si beve in diversi momenti della giornata: come aperitivo con qualche cubetto di formaggio di media stagionatura o a crosta fiorita come Brie o Camembert. A cena si sposa facilmente con carni bianche, risotti ai funghi, ma va bene anche una pizza ai quattro formaggi.

Di poco più alcolica, 6% vol, la Gjulietta Weizen fin dal nome dichiara invece il suo modello di riferimento. Ovvero le birre di frumento della tradizione bavarese. Quindi alta fermentazione, una tendenza dolce che si fa sentire già all’olfatto con i classici sentori di banana ma tenuti in riga da note più speziate, poi corpo pieno e rotondo, frizzantezza ben espressa per una birra che ama incontrare piatti speziati, salumi e carni di maiale in genere. Se in Baviera la si consuma fin dalla tarda mattinata un motivo ci deve certamente essere.

Chiude il trio quella che è diventata un po’ la cifra stilistica del birrificio friulano. Una Italian Grape Ale, che ricordiamo al volo essere il primo stile birrario italiano riconosciuto a livello internazionale dal Beer Judge Certification Program, battezzata semplicemente Gjulietta IGA ma nata dall’incontro con una delle uve più preziose, anche in senso economico, dell’intera penisola italiana. Il Picolit si sa, è giustificato vanto del Friuli ma è pure fatica, i grappoli hanno acini piccoli e la resa per ettaro è assai limitata, e attesa, l’appassimento richiede tempi lunghi, ma ricompensa tutto con l’intensa dolcezza che ne fa più nettare che vino. Ebbene nella IGA si ritrova l’emozione del Picolit senza perdere la spina dorsale, da 6,5% vol, della birra. Ergo, birra da non perdere, da bere in beata solitudine ma capace di incontrare piatti saporiti come arrosti di maiale e formaggi stagionati. Da mettere alla prova anche sulla pasticceria secca.

Un unico formato

Tutte e tre le nuove birre distribuite da Dibevit viaggiano esclusivamente in formato bottiglia da 50 cl. Le quantità non saranno infinite e, per questo motivo, se c’è da prenotare questo non è il momento per indugiare.