Inchiesta: chi ha paura degli aumenti?

Rincari logistica e materie prime, energia e vetro: il settore birrario si confronta come altri comparti con le recenti problematiche che stanno investendo tutto il mondo produttivo. Le risposte di alcuni produttori e importatori

di Lorenzo Viganò

È un tema caldo di questo inizio 2022: la ventata di aumenti che sta investendo materie prime ed energia, con le paventate ricadute a cascata lungo tutta la filiera produttiva, fino al consumatore finale. Senza risparmiare nessun settore, e in un momento di non certo entusiasmante andamento dei consumi. Certo, un conto sono le percezioni più o meno cariche di emotività, un conto l’effettivo impatto sul portafogli. Per quanto concerne la filiera brassicola, che attiene al più ampio comparto alimentare, sembrerebbe che i rincari degli ultimi listini siano tutto sommato abbastanza contenuti, evidenziando una buona volontà e capacità di tutti gli attori, nell’assorbire gli sbalzi di un mercato delle materie prime e dell’energia diventato instabile e capriccioso. Nello specifico, fermo restando il dato generale sull’inflazione monitorato da Istat, abbiamo chiesto a chi opera sul campo come si è gestito questo recente incremento dei costi. «Per quanto riguarda la produzione birraria – spiega Cesare Bellussi di Kulmbacher Italia – gli aumenti di malto ed energia non incidono in modo consistente sul prezzo finale. Diciamo che gli incrementi si attestano attualmente al di sotto dei 3 euro a ettolitro. La nostra politica, in questi momenti passati e presenti di difficoltà, è di aiuto alla clientela, già beneficiata dal ritiro della birra eventualmente scaduta. Non pensiamo certo di approfittare della situazione di necessità venutasi a creare».

«È il primo anno, dopo un periodo di stabilità dei prezzi, che si parla di aumenti – ci dice Stefano Baldan di Brewrise – con incertezza di quanto e quando da parte dei birrai. La sofferenza maggiore la subiscono le importazioni dal mondo anglosassone, maggiormente impattato per via di Brexit, Covid e aumento materie prime insieme. Le birre bavaresi e tedesche registrano un lieve incremento dei prezzi. Sono invece consistenti i rincari della logistica, + 8% per le spedizioni nazionali, circa + 20% per le internazionali. Brewrise resta attenta e vicina al mercato, per calmierare l’inflazione riassorbendola nei margini».

«Abbiamo già aggiornato i listini – precisa Lorenzo Bossi di QBA – e l’adeguamento al cambio con i nuovi prodotti ha fatto percepire meno il leggero rialzo. Da due anni non si applicava alcun aumento dei prezzi, calmierandoli e riassorbendoli internamente. L’incremento stimato sul listino in valore assoluto si aggira intorno al 3 o 4%. Incide maggiormente la logistica, così come i materiali cartacei per il marketing. Bisogna dire che il costo finale viene sempre accettato e pagato dal consumatore solo se viene gratificato da una adeguata qualità dei prodotti».

«I fornitori birrari tedeschi – chiarisce Kilian Kiem dell’omonima azienda – avrebbero molte motivazioni per aumentare i prezzi: incidono vari costi, come quelli di orzo, energia, cartone, l’inflazione che in Germania ha superato il 5%, gli stipendi cresciuti, la cessazione dei vantaggi fiscali…con un rialzo medio di 15 euro per ettolitro. Grazie alla gestione diretta del trasporto, Kiem riesce a contenere gli aumenti sul listino intorno al 3%».

«A confronto di altri settori – sottolinea Giovanni Residori di Brau Union – gli aumenti in quello birrario sono tutto sommato contenuti. L’importazione risulta però sempre abbastanza problematica, per l’influenza della logistica: costi aumentati per le dinamiche concorrenziali dei trasportatori e caro carburante. Meno impattanti i rincari nella produzione. Da notare come gli investimenti realizzati per raggiungere l’autosufficienza energetica, che potevano sembrare addirittura eccessivi, si siano rivelati invece oggi un fattore decisivo per il contenimento delle spese. I birrifici, insomma, stanno facendo la loro parte».

«Registriamo un aumento dei costi di circa il 4% – riferisce Dieter Jussner di Hirter – per effetto dei rincari di vetro e logistica. Mancano gli autisti, gli stipendi crescono del 3,9%, tutti fanno aumenti…Abbiamo comunque sempre grande fiducia nel mercato italiano, sicuri di risolvere comunque tutti i problemi che si presentano a livello commerciale».

«Abbiamo seguito il mercato – sono le parole di Egon Beck-Peccoz di Kühbacher – adeguando i prezzi. C’è un leggero aumento, di qui a due anni, che va dal 3 al 5% sulle materie prime. In Italia, confermati i listini 2021, senza modifiche, per assorbire i rincari internamente, senza scaricarli sui nostri clienti. Per la logistica, manteniamo ottimi rapporti con i vettori partner e l’energia la produciamo ecologicamente in proprio al 100%».

«Aumenti che vanno dal 2 al 4% non spaventano certo – rassicura Martin Rederlechner di Veltins – semmai una certa preoccupazione desta la mancanza di materiali necessari per il packaging».

La situazione del comparto birrario sembra quindi sotto controllo, almeno per il momento. I principali listini brassicoli non sono lievitati in maniera clamorosa o preoccupante, grazie alle azioni di contenimento effettuate lungo tutta la filiera.