Calo dei consumi, della produzione, dell’import e dell’export. Il 2020 presenta ovunque segni negativi, ma aziende e operatori si preparano alla ripartenza fornendo un contributo a tutto il Paese.
Dopo un anno record, il 2019, che aveva registrato un valore di mercato di 9,5 miliardi di euro, il 2020, e non avrebbe potuto essere diversamente, si è chiuso con un calo fisiologico che rispecchia l’impatto della pandemia sui diversi mercati. Con una perdita nei consumi dell’11,4% e un pro capite passato da oltre 35 a 31,5 litri, a causa essenzialmente della chiusura dell’Horeca, in pratica abbiamo assistito all’arresto di quella crescita continua che per anni ha caratterizzato il mercato. Ciò non toglie che la birra rimanga un importante patrimonio per l’Italia, che rappresenta circa il 30% del fatturato dei pubblici esercizi e dei grossisti. Qualche numero: la filiera brassicola conta circa 900 imprese e oltre 115.000 occupati. Basti dire che ogni persona occupata in produzione contribuisce a creare ben 31,4 posti di lavoro lungo tutta la filiera.
Il dato meno preoccupante è quello relativo all’export. Con un –4,8% le nostre esportazioni hanno fatto meno peggio di quanto si ipotizzasse a dimostrazione di un prestigio ormai ampiamente riconosciuto a livello internazionale per le birre Made in Italy, dirette per la maggior parte nel Regno Unito (47,3%), negli USA (7,3%) e in Australia (7%). Di contro si segnala un calo dell’import del 15%.
Il sostegno di AssoBirra
«La birra è una ricchezza per il tessuto economico italiano e per l’industria agroalimentare e pertanto va supportata e valorizzata affinché possa tornare a crescere – ha indicato Michele Cason, in qualità di presidente di AssoBirra al momento della presentazione del Report.– D’altra parte, il comparto reagisce meglio e più velocemente di altri». Lo ha dimostrato in effetti la scorsa estate quando i consumi di birra hanno registrato un andamento decisamente positivo rivelando che il prodotto viene vissuto con una componente emotiva importante: la birra come icona della socialità. «Per ripartire – ha continuato Cason – dobbiamo sostenere la capacità di investimento delle imprese, garantire misure di rafforzamento della struttura finanziaria, puntare sulla competenza e sulla formazione dei lavoratori, giovani e donne in primis. Non solo, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza va tradotto in azioni concrete volte a promuovere innovazione, qualità e sostenibilità». Le limitazioni e il blocco del canale Horeca nel primo semestre 2020 hanno generato una perdita di oltre 20.000 posti di lavoro e nel solo canale out-of-home un decremento di 1,6 miliardi di euro.
Alla luce di queste considerazioni, AssoBirra si fa portavoce di due richieste al Governo: un sostegno immediato sulla birra alla spina attraverso un credito di imposta destinato direttamente all’Horeca (canale che veicola i 2/3 del valore del comparto) e nella prossima Legge di Bilancio una riduzione triennale delle accise che gravano sulla birra. Una zavorra, come le ha definite Alfredo Pratolongo, vice-presidente di AssoBirra con delega a relazioni istituzionali e comunicazione e recentemente nominato presidente, che blocca le potenzialità di sviluppo del settore, operando con un meccanismo di regressività che colpisce i prodotti di minor costo, favorendo l’import da Paesi che godono di regimi fiscali da accise nettamente più favorevoli che in Italia e danneggiando l’export italiano.
Incentivi fiscali
«La ripresa del comparto birrario passa da interventi mirati di fiscalità dedicati al settore – ha dichiarato Alfredo Pratolongo. – Un incentivo fiscale di 10 centesimi al litro sulla birra in fusto per sostenere gli oltre 140.000 punti di consumo, quali bar, ristoranti e le 80.000 pizzerie, è un sostegno immediato per le sofferenze dell’Horeca e dei birrifici artigianali che può generare un effetto moltiplicatore lungo tutta la filiera. La misura è sostenuta da emendamenti presentati al Decreto-legge Sostegni Bis dalla quasi totalità delle forze di maggioranza presenti alla Camera, unitamente a emendamenti che mirano a introdurre agevolazioni fiscali e semplificazioni per il comparto delle birre artigianali». D’altra parte, come è stato sottolineato da Michele Cason durante la presentazione del Report, proprio i microbirrifici hanno bisogno di sostegno perché sono quelli che hanno sofferto di più per le chiusure dell’Horeca diversamente dalle birre industriali che hanno compensato grazie all’off-trade. L’intervento, hanno dichiarato i responsabili di AssoBirra, «punta a dare una boccata di ossigeno a tutta la filiera e in particolare all’Horeca, canale prioritario soprattutto per i micro-birrifici che si reggono proprio sul rapporto con i distributori diretti e che hanno sofferto in modo significativo nel 2020, con una perdita della produzione e del fatturato superiore al 70%». All’esame del Parlamento vi sono, inoltre, proposte emendative dedicate ai birrifici sotto i 50.000 ettolitri.