FINLANDIA: UNA BIRRA PER LA NATO
Un birrificio finlandese, secondo quanto riportato dall’Associated Press, ha prodotto una birra a tema NATO per celebrare la candidatura all’adesione del Paese scandinavo all’alleanza. La birra, prodotta dalla Olaf Brewing Company, si chiama OTAN Lager; il nome si rifà a un’espressione finlandese che significa “mi faccio una birra” e all’acronimo francese della NATO. L’amministratore delegato Petteri Vanttinen ha dichiarato che la birra ha «un sapore di sicurezza, con un pizzico di libertà» e che è stato ispirato a produrla dalle «preoccupazioni per la guerra in Ucraina».
GIAPPONE: BERE ALCOLICI PER SANARE IL BILANCIO NAZIONALE
Il governo giapponese ha lanciato un concorso nazionale per progetti finalizzati a incentivare i consumi di alcolici a seguito di nuove modalità di consumo da parte dei giovani (meno incontri fuori casa durante il Covid, smart working, ecc.) che hanno provocato un calo delle entrate fiscali. In particolare, la campagna Sake Viva!, gestita dalla National Tax Agency (NTA), chiede ai giovani tra i 20 e i 39 anni di presentare proposte per contribuire a rivitalizzare la popolarità delle bevande alcoliche e, secondo il sito web locale JiJi.com, i partecipanti sono anche incoraggiati a esplorare metodi di vendita che utilizzino il metaverso. La NTA ha dichiarato che il consumo di alcolici in Giappone è sceso da una media di 100 litri all’anno per persona nel 1995 a 75 litri nel 2020. La diminuzione delle vendite di alcolici ha colpito il bilancio del Giappone: le tasse sugli alcolici nel 2020 hanno rappresentato l’1,7% del gettito fiscale, in calo rispetto al 3% del 2011 e al 5% del 1980. Come riportato dal “The Guardian”, il gettito totale delle imposte sugli alcolici nell’anno finanziario 2020 è sceso di oltre 110 miliardi di yen a 1,1 miliardi di yen, rispetto all’anno precedente e secondo il “Japan Times” si è trattato del più grande calo degli introiti derivanti dall’imposta sugli alcolici degli ultimi 31 anni. Il consumo di birra ha subito una flessione particolarmente accentuata, con un calo del 20% del volume delle vendite a meno di 1,8 miliardi di litri. Dal birrificio Kirin hanno dichiarato che il consumo pro capite di birra in Giappone è stato di circa 55 bottiglie nel 2020, con un calo del 9,1% rispetto all’anno precedente.
USA: ALLARME C02
Una carenza del settore ha fatto lievitare il costo del biossido di carbonio, il composto gassoso che mantiene la birra frizzante, del 40% rispetto a quanto preventivato per il 2022. Secondo la Brewers Association, associazione di birrifici artigianali americani, la crescente carenza di CO2 è dovuta a problemi di catena di approvvigionamento causati dalla pandemia e dalla recente contaminazione di un vulcano spento a Jackson, nel Mississippi, che contiene gran parte delle scorte naturali della nazione: «Dall’inizio della pandemia, la CO2 ha incontrato diverse difficoltà nella catena di approvvigionamento. Questo è uno dei tanti settori in cui i piccoli produttori di birra si trovano ad affrontare aumenti dei costi e problemi di disponibilità». Poiché la domanda di CO2 aumenta in estate e gli impianti di produzione chiudono per la manutenzione ordinaria in autunno, la Compressed Gas Association non prevede alcun miglioramento al momento. «Storicamente, in estate c’è sempre una certa difficoltà perché la domanda di prodotti come la birra, le bibite e il ghiaccio secco, che utilizzano tutti CO2, aumenta con il clima più caldo. Le temperature record di quest’anno hanno solo intensificato la domanda» ha dichiarato l’associazione. Nel frattempo, la Night Shift Brewing di Boston ha annunciato su Facebook che sta pianificando alcuni licenziamenti, dato che la carenza di CO2 durerà «probabilmente più di un anno». Jeff Ramirez, cofondatore della Denizens Brewing Co. di Maryland, afferma che anche i suoi due birrifici di Silver Spring e Riverdale stanno soffrendo. Non sono riusciti a ottenere le ricariche di CO2 necessarie ogni due o tre settimane per mantenere una produzione normale. «A causa dell’aumento dei costi della CO2 e di quasi tutti gli altri materiali necessari per la produzione di birra – ha dichiarato Ramirez – dobbiamo modificare il modo in cui produciamo la nostra birra».
MONDO: SEMPRE PiÙ BIRRA ARTIGIANALE
Secondo un rapporto di Research & Markets, la birra artigianale, che nel 2020 valeva 95mila miliardi di dollari, dovrebbe crescere a livello globale a un tasso superiore all’8% nel periodo 2022-2030. Tra i fattori di crescita del settore il miglioramento del gusto, nonché la disponibilità di molte varianti, il tutto incoraggiato dalla ricerca costante da parte dei consumatori di nuovi sapori.
GERMANIA: COME FAR FRONTE AL CARO ENERGIA
Aumento della bolletta del gas del 30% dall’inizio dell’anno per i produttori di birra tedeschi, che stanno studiando alternative per far fronte alla questione energetica, ma che richiedono anche evidenti sostegni pubblici, come la possibilità di usufruire di orario ridotto per i propri dipendenti. I problemi riguardano tutto il ciclo produttivo e il birrificio Veltins ha adottato precauzioni di ampia portata per garantire la sicurezza della produzione e dell’approvvigionamento a lungo termine. «In considerazione dell’incertezza delle catene di approvvigionamento, abbiamo continuato a fare scorte di vetro (gli alti prezzi del gas stanno incidendo anche in questo settore produttivo n.d.r.), pallet ed etichette e abbiamo persino affittato uno spazio di stoccaggio» ha indicato il direttore generale Michael Huber. A tal fine, anche grazie agli ottimi risultati che hanno visto aumentare la produzione nel primo trimestre del 10%, in Veltins sono stati messi a disposizione fondi per 30 milioni di euro. Per mantenere le operazioni di produzione della birra in caso di limitazione della fornitura di gas, sono state adottate misure precauzionali in conformità con la raccomandazione dell’Agenzia Federale per le Reti di passare dal gas all’olio combustibile nella caldaia entro poche ore, in modo da poter continuare la produzione di birra nella sala di cottura senza interruzioni. A questo scopo sono state allestite vasche di capacità adeguata.
MONDO: I MARCHI DI BIRRA DI MAGGIOR VALORE
È Corona il brand birrario di maggior valore secondo l’Alcoholic Drinks Report 2022 di Brand Finance. Lo seguono Heineken e Budweiser. Tra i primi quindici vale la pena sottolineare l’ascesa di Modelo Especial, che ha guadagnato rispetto all’anno precedente due punti toccando la quinta posizione, così come Coors Lite, passato dalla decima all’ottava posizione, e BrewDog, dal sedicesimo al quattordicesimo posto scavalcando Carlsberg. Brand Finance ha valutato il marchio BrewDog a 1.953 miliardi di dollari, con un aumento dell’8% rispetto al 2021 (1.808 miliardi di dollari), utilizzando una metodologia che calcola il valore del marchio in funzione di quanto un’azienda sarebbe disposta a pagare per ottenerlo in licenza. James Watt, CEO di BrewDog, ha dichiarato: «Siamo entusiasti di essere saliti nuovamente nella classifica di Brand Finance. Questo riflette quanto abbiamo raggiunto e siamo cresciuti nell’ultimo anno, ma abbiamo ancora molto da fare se vogliamo sfidare veramente le major, che è ancora la nostra ambizione. Superare Carlsberg per la prima volta è una vera e propria pietra miliare per noi e, speriamo, un segno di grandi cose a venire».
USA: MILLER LITE NEL METAVERSO
Il mondo birrario approda nel metaverso. Molson Coors Beverage Co. ha promosso il suo marchio Miller Lite in una campagna intorno al Super Bowl di quest’anno aprendo Meta Lite Bar, una taverna virtuale in Decentraland (piattaforma virtuale in 3D). Ha affittato lo spazio da TerraZero Tech-Nologies Inc, una società di sviluppo del metaverso, per un importo non rivelato. Al Meta Lite Bar, i clienti potevano versarsi una birra virtuale, chattare con altri utenti e suonare un brano preselezionato da un jukebox, ma anche acquistare una maglietta ‘Meta Lite’ per i loro avatar.
Molson Coors ha scelto Decentraland in parte perché offriva la possibilità di limitare chi entrava nel bar in base all’età, ha detto Sofia Colucci, vicepresidente globale per i marchi Miller. L’azienda ha rifiutato di comunicare quanti visitatori sono entrati al bar, ma ha detto che quelli che lo hanno fatto sono rimasti per una media di 20 minuti.
GRAN BRETAGNA: IN DIMINUZIONE IL NUMERO DEI PUB
In Inghilterra e Galles, come pubblicato dal “The Guardian”, i pub sono in diminuzione. Il numero totale è sceso sotto i 40.000 nella prima metà del 2022, con un calo di oltre 7.000 unità rispetto a un decennio fa, e 200 ne sono scomparsi tra la fine del 2021 e giugno 2022. Il calo maggiore si è registrato nelle Midlands Occidentali, che hanno perso 28 unità, seguite da Londra e dall’Inghilterra orientale, che hanno perso entrambe 24 unità. Secondo una ricerca della società di consulenza immobiliare Altus Group, i pub che sono scomparsi sono stati demoliti o convertiti in altri locali, come case e uffici. Negli ultimi anni il settore dell’ospitalità ha affrontato notevoli difficoltà per riprendersi dalla pandemia e i pub che sono riusciti a superare il Covid stanno affrontando una nuova sfida dovuta a un’inflazione da record e alla crisi energetica. Secondo una ricerca della British Beer and Pub Association, del British Institute of Innkeeping e di UKHospitality, solo il 37% delle aziende dell’ospitalità realizza un profitto; l’aumento del costo dell’energia, delle merci e della manodopera sono stati identificati come i principali fattori alla base del calo dei profitti. Emma McClarkin, direttore esecutivo della British Beer and Pub Association, ha dichiarato: «È essenziale ricevere uno sgravio per alleviare queste pressioni o rischiamo davvero di perdere altri pub di anno in anno».