The World of Beer

GERMANIA: IL PAESE DEI RECORD

La Germania è uno dei Paesi a più antica tradizione brassicola e come tale vanta alcuni record. Produce una delle birre più “forti” del mondo: la Schorschbock 57 della Schorschbräu di Gunzenhausen, in Franconia, che dopo una maturazione di 4 mesi arriva, con il sistema Eisbock, a un grado alcolico di 57,7%. La Schorschbräu produce anche la Brewmeister Snake-Venom, una miscela di birra e distillati che raggiunge una gradazione alcolica del 67,5%, mentre, dal 2020, in collaborazione con Brewdog, produce la Strength in Numbers con il 57,8% di alcol. In Germania, inoltre, si trova il birrificio più antico ancora in attività: il Convento di Weihenstephan, che ottenne la licenza per la produzione birraria nel 1040 e, da allora, produce birra nello stesso sito. Al secondo posto, per anzianità, il convento di Weltenburg, dove la produzione birraria iniziò nel 1050. La Germania è anche sede dell’Oktoberfest, il festival della birra più grande del mondo, ma anche del birrificio più piccolo, 35 metri quadrati in Piazza del Castello a Berlino.

weihenstephan-produzione

 

MONDO: LA SALUTE VIENE DALLE NOLO?

Le birre NOLO (no e low alcol) continuano la loro crescita. La nuova indagine IWSR mostra un costante aumento dei consumi di questi prodotti in diversi segmenti, con un incremento di oltre il 6% nei 10 mercati chiave: Australia, Brasile, Canada, Francia, Germania, Giappone, Sud Africa, Spagna, Regno Unito e Stati Uniti. Nel 2021 questo mercato valeva circa 10 miliardi di dollari e, secondo l’indagine IWSR, si prevede una crescita del comparto dell’8% all’anno tra il 2021 e il 2025, contro il +0,7% dei prodotti alcolici. A incidere sui tassi di crescita i prezzi, quasi alla pari con gli equivalenti alcolici, e la disponibilità nei punti vendita, tant’è vero che la Spagna, dove le bevande NOLO occupano posizioni di rilievo nei supermercati, ha una percentuale di consumo delle no alcol del 14%. Alla base del trend, la maggiore attenzione per la salute, che porta a evitare il consumo di alcol. Tuttavia, a proposito della birra analcolica Tom Hallett, che gestisce il sito Steady Drinker, dice che non possiamo “dare per scontato che sia sempre l’opzione più sana”. Rimuovere l’alcol dalla bevanda significa ridurre le calorie, ma non i carboidrati. «È probabile che ci sia molto più zucchero nelle birre analcoliche – indica Hallett – perché nella birra standard la maggior parte viene trasformato in alcol». Uno studio pubblicato sulla rivista Medicine & Science in Sports & Exercise nel 2012 ha però suggerito che la birra analcolica potrebbe aiutare il nostro sistema immunitario, poiché i composti polifenolici trovati nel luppolo e nei cereali hanno “forti proprietà antiossidanti, antipatogeniche e antinfiammatorie”.

 

USA: IL BUSINESS DEI READY-TO- DRINK

Le grandi aziende della birra americane stanno diversificando il proprio business guardando a nuovi prodotti, tra cui i cocktail ready-to-drink. Secondo IWSR, tra il 2019 e il 2020 la categoria dei cocktail premiscelati è cresciuta del 50% negli Stati Uniti. In base ai dati del Distilled Spirits Council of the United States, il segmento è ancora relativamente piccolo, rappresenta solo il 3% del volume degli alcolici statunitensi, ma aziende come Anheuser-Busch InBev e Molson Coors Beverage se ne stanno interessando e Boston Beer e Beam Suntory, che ha comprato il marchio di cocktail On the Rocks per una somma non rivelata, hanno sviluppato una partnership.

ready-to-drink

 

SVIZZERA: BIRRA IN VENDITA DA MIGROS

Migros, la più importante catena svizzera di supermercati (oltre 800 punti di vendita) che tradizionalmente non vende alcolici, potrebbe iniziare presto a vendere birra. Quando la catena fu fondata nel 1928 da Gottlieb Duttweiler, fu costituita senza scopo di lucro e per contribuire al benessere del popolo svizzero, quindi fu disposto che fossero esclusi dalla commercializzazione sia alcol, sia tabacco. Per aggirare questa disposizione, nacquero i punti di vendita Migrolino, che già oggi vendono prodotti alcolici, ma ora si sta organizzando un referendum fra i soci per decidere se tutti i supermercati Migros possano vendere birra, rigorosamente con marchio esclusivo e di produzione svizzera.

 

RUSSIA: I GRANDI DELLA BIRRA LASCIANO PUTIN

In segno di protesta contro l’invasione dell’Ucraina, Heineken e Carlsberg hanno deciso di abbandonare definitivamente la Russia e di vendere le loro fabbriche di birra. Carlsberg in Russia è leader di mercato con il marchio Baltika (circa 20 milioni hl/anno), dispone di 8 stabilimenti di produzione e ha raggiunto, lo scorso anno, un fatturato di quasi 900 milioni di euro, con un utile del 10% circa sul fatturato. Un portavoce della Carlsberg ha dichiarato che la misura sarà “dolorosa”, ma inevitabile. Anche Heineken, che in Russia è il N°3 del settore birra, controlla 8 stabilimenti di produzione, con una capacità di circa 16 milioni hl/anno, che rappresentano circa il 2% della produzione mondiale del Gruppo. L’azienda intende ridurre progressivamente la produzione per arrivare a un passaggio di consegne senza scosse, evitando ritorsioni governative. Un altro importante attore sul mercato birrario russo è la joint venture Anadolu Efes/AB-InBev. Quest’ultima, come manifestazione di protesta contro l’invasione in Ucraina, ha deciso di sospendere immediatamente le vendite del marchio Budweiser in Russia. Vi sono varie ipotesi al vaglio degli osservatori del mercato russo, ma ogni previsione è al momento impossibile, anche a causa della “politica anti-alcol” del governo russo.  

birra-russia

 

FRANCIA: TUTTI ESAURITI I CORSI PER MASTRO BIRRAIO

Grande richiesta in Francia per la formazione di mastri birrai. Nel Paese europeo con più birrifici, tra l’altro in netta crescita negli ultimi anni (2.300 nel 2020, rispetto ai 200 del 2009), la professione attira molti candidati. Lanciata nel 2019 dalle organizzazioni professionali e offerta finora in tre centri, la nuova certificazione che prepara al titolo professionale di birraio è al completo fino al 2023. David Lutin, responsabile della formazione brassicola al Liceo Agricolo di Douai è entusiasta: «Per 24 posti all’anno, riceviamo 450 domande. Quando ho cercato una formazione per diventare birraio all’inizio degli anni 2000, ho dovuto andare in Belgio perché non c’era niente in Francia!». Da qui l’idea di sviluppare una certificazione professionale di 140 ore, con quattro settimane di esperienza lavorativa in un’azienda, convalidata da un esame nazionale. «All’inizio – continua Lutin – i candidati erano soprattutto capi progetto di tutti i settori, dall’informatica alla ristorazione. Ora, vediamo anche dipendenti che lavorano in un birrificio che vogliono migliorare le loro competenze».

mastro-birraio

 

INGHILTERRA: UN TESTER DI BIRRA PER PROMUOVERE I PUB

Quando la città di Congleton nel Cheshire ricevette il suo statuto nel 1272, fu nominato un assaggiatore ufficiale di birra, al quale fu dato il potere di mettere alla gogna il pub locale che avesse ‘gonfiato’ il prezzo della birra. Anche se con poteri diversi, dopo 750 anni questa carica esiste ancora nella contea del nord ovest dell’Inghilterra. A ricoprirla adesso Paul Boswell, il quale ha affermato: «Il ruolo dell’assaggiatore di birra era fondamentalmente una combinazione di norme commerciali, pesi e misure per assicurare che si usassero gli ingredienti giusti e di qualità e che non si facesse pagare troppo la birra. A causa dei pericoli derivanti dal bere acqua, la maggior parte della gente beveva birra, compresi i bambini, anche se con una gradazione alcolica all’1-2%». Ora Boswell, che ha prestato giuramento da poco durante una cerimonia nel Beartown Tap, ha il compito di aiutare a promuovere l’economia notturna della città. Un progetto è quello di sviluppare un percorso della birra nei locali della città.

 

USA: NASCONO LE COLD IPA

L’ultima moda in fatto di birre USA è la Cold IPA. Reuben’s Brews e Georgetown Brewing Co. di Seattle, così come Fort Point Beer Co. di San Francisco hanno iniziato questo tipo di produzione birraria. «Un incrocio tra una IPA e una Lager, ma non è un’India Pale Lager» indica Kevin Davey, il mastro birraio di Wayfinder Beer di Portland, che descrive così la Cold IPA: «Ha un magnifico aroma di luppolo, un’amarezza decisa e un finale audace e pulito». C’è un po’ di dibattito tra i birrai sul fatto che la Cold IPA sia uno stile nuovo di zecca o una modifica di altri stili, ma ciò che conta è che si tratti di una birra dal sapore nuovo.

cold-spa