Dubuisson, VIII generazione
Un nome di prestigio, unito alla qualità e all’attenzione per l’ambiente.
Hugues Dubuisson è l’amministratore delegato, ma anche il mastro birraio di Dubuisson; si tratta dell’ottava generazione del birrificio a conduzione familiare. Dopo gli studi come ingegnere agricolo, Hugues ha completato un master avanzato in Ingegneria della birra presso l’Università di Louvain-La-Neuve, dopodiché ha svolto il tirocinio obbligatorio presso il birrificio De Koninck ad Anversa. «In De Koninck ho sperimentato il mio primo approccio con le birre. Quello che mi ha colpito è stata la perseveranza necessaria per essere un mastro birraio: realizzare un prodotto con ingredienti vivi ma con un profilo gustativo costante, indipendentemente da quanto sia andato bene o male il raccolto, è difficile». Dopo la laurea si è unito al nonno nel birrificio Dubuisson per allestire un laboratorio, al fine di migliorarne la qualità. Oltre a questo lavoro, Hugues si è impegnato nella creazione di nuove birre, poiché la Dubuisson ne produceva una sola: la Bush Caractère. La sua prima creazione è stata la Bush de Noël nel 1991, con il successo che tutti conosciamo.
Quanto conta la scelta delle materie prime?
«Anche se la birra non è nata in Belgio, i birrai belgi le hanno dato la sua fama creando uno spettro completo di stili qualitativi, da secoli. In questo modo abbiamo sviluppato una rete di alto livello di malterie e luppoleti. Le persone si aspettano dalla birra lo stesso profilo di degustazione, anno dopo anno, ma per poterlo fare è fondamentale la rigorosa selezione di grani e luppolo da parte dei nostri mastri birrai. La firma di ogni birrificio è principalmente costituita da acqua e lievito. La nostra acqua proviene dal pozzo situato sotto il birrificio ed è costantemente monitorata. Il nostro tipico lievito Dubuisson viene propagato in proprio: conferisce alle nostre birre la complessità che tutti apprezziamo e il tocco Dubuisson molto riconoscibile consente loro di essere molto corpose, ma non pesanti».
Quanto conta per voi l’innovazione tecnica nel processo produttivo? E quanto sono importanti la sostenibilità e il basso impatto ambientale?
«Non puoi produrre birra da 250 anni senza pensare al futuro. Il birrificio Dubuisson ha fatto enormi investimenti per ridurre la sua impronta energetica. Nel 2015 abbiamo costruito una nuova sala di cottura improntata a un approccio ecologico. Il calore che si sviluppa durante il processo di produzione, viene raccolto e utilizzato come sistema di riscaldamento per i nostri uffici e per il ristorante situato nel castello di fronte al birrificio. Abbiamo anche investito in pannelli solari, nonché nel nostro impianto di trattamento delle acque reflue».
Quali certificazioni e premi hai ottenuto?
«Abbiamo vinto diversi premi anche di recente, ma abbiamo deciso di non partecipare più a nessun tipo di concorso. Pensiamo che nessuno abbia la saggezza finale per dire agli altri che questa birra è la migliore del suo genere. La migliore birra al mondo può essere diversa per ognuno di noi. I gusti sono diversi e le persone cambiano. La nostra medaglia più ambita è il riconoscimento del consumatore che apprezza i nostri prodotti».
Puoi descriverci brevemente la gamma di specialità? C’è una birra in particolare
a cui sei affezionato?
«Dal 1933 e dalla creazione della nostra Bush Caractère, abbiamo scelto di non seguire le tendenze ma di anticiparle. Con l’estensione della nostra gamma, abbiamo continuato a creare birra con caratteristiche proprie. La nostra Bush de Noël, ad esempio, è sin dalla sua origine un punto di riferimento nella gamma delle birre natalizie. Nel 2000 abbiamo lanciato la nostra Cuvée des Trolls, una birra di qualità inizialmente destinata ai giovani consumatori, ma che ha finito per essere apprezzata dagli amanti della birra di diverse età. Ora l’invecchiamento in botte è una tendenza, potrei anche ricordarvi che abbiamo iniziato l’invecchiamento in botte più di 20 anni fa, prima ancora che diventasse popolare. Facciamo quello che sappiamo fare meglio: pensare al futuro».
Ci sono tendenze di consumo?
«La tendenza più evidente sono le persone che cercano prodotti di qualità, indipendentemente dalla gradazione alcolica. Questa ricerca di alta qualità è proficua per l’intero mondo della birra, c’è una vera attrazione per le birre e ogni singolo birraio aiuta in questo modo con la propria creatività. C’è anche una tendenza emergente per le birre analcoliche, ma non ne prendiamo in considerazione la produzione».
Infine, puoi darci qualche consiglio utile per servire al meglio il prodotto?
«Le nostre birre hanno bisogno di essere spinte da una certa quantità di anidride carbonica, che le rende molto digeribili. Qui in Belgio ci piace avere una bella corona di schiuma sulle nostre birre, ma ancora una volta: il modo migliore per servire è quello che più ti piace».