Fra transizioni e restyling, passando da progetti innovativi e recupero degli scarti, ecco una serie di iniziative concrete che ridisegnano l’approccio alla sostenibilità e combattono lo spreco alimentare
La freschezza è di cassa
Forst sottolinea la propria attenzione verso l’ambiente attraverso un’importante iniziativa. Da gennaio sono infatti disponibili sul mercato italiano le nuove casse per il trasporto delle bottiglie di birra Forst, proposte in una nuova veste, dall’inconfondibile colore verde bosco, design curato e utilizzo sostenibile, che sottolinea l’importanza del vuoto a rendere. Una nuova generazione di casse riutilizzabili, che promuove la riduzione degli sprechi, il riutilizzo e il riciclo dei materiali. Comode ed ergonomiche, grazie alle quattro eleganti maniglie e aperture che rivelano subito il contenuto, si caratterizzano per la flessibilità d’uso, come cassa multipack per singole bottiglie, sono sicure e possono essere impilate per risparmiare spazio. Il logo impresso sulle casse, in cui sono riconoscibili i famosi abeti Forst, è ora dorato e ne valorizza ulteriormente l’aspetto.
Etichettatura ambientale degli imballaggi
Dal 1° gennaio 2023, con l’entrata in vigore dell’etichettatura ambientale, è diventato obbligatorio in Italia comunicare ai consumatori la destinazione finale dell’imballaggio e i materiali di cui è composto. Per aiutare le imprese italiane a fornire in maniera chiara e corretta le caratteristiche ambientali dei propri imballaggi, il Mase ha pubblicato le “Linee Guida tecniche per l’etichettatura ambientale degli imballaggi”. AB InBev si è adeguata alla richiesta creando un apposito sito web (www.tapintoyourbeer.com/it) attraverso il quale fornisce tutte le informazioni relative all’etichettatura ambientale degli imballaggi dei propri prodotti. In particolare, all’interno della pagina www.tapintoyourbeer.com/it/guida-alle-tue-birre, cliccando su ogni marchio di birra, oltre alla composizione e agli ingredienti sono rese disponibili le seguenti informazioni: la codifica identificativa del materiale di imballaggio (secondo la Decisione 129/97/CE) e le istruzioni per la raccolta differenziata.
La birra per una moda sostenibile
Oggi la moda sta passando da un’economia lineare a un sistema circolare e lo fa anche attraverso una maggiore sinergia tra filiere che operano in diversi settori. Ne è un esempio Shima Denim Works, una startup giapponese che è riuscita a creare un denim a partire dai sottoprodotti della produzione della birra, fabbricando così dei jeans ecosostenibili. Grazie alla collaborazione con il birrificio della Black Label di Sapporo (della società Sapporo Breweries), l’azienda ha recuperato gli scarti derivanti del processo di fermentazione della birra scura, trasformando dapprima le trebbie, i gambi e le foglie del luppolo in washi, ovvero un particolare tipo di carta molto sottile in stile giapponese; questa è stata poi ulteriormente lavorata e da qui è stato creato il filato per produrre i jeans. A dispetto dei costi elevati (41.800 yen, pari a circa 290 euro), i jeans di birra hanno avuto un grande successo, anche in ragione del fatto che essi consentono di risparmiare acqua e ridurre sensibilmente le emissioni di CO2 rispetto al cotone, tra le fibre con il maggiore impatto ambientale.
L’agricoltura rigenerativa per una Guinness più green
Per ridurre le emissioni e rendere sostenibili le fonti delle proprie materie prime Birra Guinness ha deciso di puntare su nuove strategie “green”. Attraverso alcuni programmi pilota, in Irlanda, patria natale della stout, 40 aziende agricole produttrici di orzo destinato alla produzione della birra sono passate nel 2022 a un metodo di agricoltura rigenerativa, caratterizzata da un’attenzione particolare verso la salvaguardia del suolo, con il divieto di utilizzo di fertilizzanti e pesticidi artificiali, allo scopo di “rigenerarlo” e riportare più nutrienti di quanti sottratti con le coltivazioni. Il programma pilota è destinato a durare almeno tre anni. Il passaggio a tecniche di agricoltura rigenerativa rientra nel piano più generale di Guinness di raggiungere le “emissioni zero” in futuro e almeno una riduzione del 50% delle emissioni attuali entro il 2030.
Unionbirrai e Biova Project uniti contro lo spreco alimentare
Siglato un accordo fra Unionbirrai, associazione di categoria dei piccoli birrifici indipendenti, e Biova Project, start up innovativa che nasce per recuperare surplus di cibo. Obiettivo: combattere lo spreco alimentare, partendo dal presupposto che la birra rappresenta un ottimo modo per recuperare amidacei (pane, pasta, riso). Implementando una rete su tutto il territorio nazionale che favorisca sempre di più il recupero e la trasformazione, si creerà un modello diffuso di business sostenibile sia economicamente che ecologicamente.
A siglare formalmente l’accordo Simone Monetti, segretario nazionale Unionbirrai (in basso a sinistra), e Franco Dipietro, fondatore di Biova Project insieme a Emanuela Barbano.