In crescita il numero delle distillerie oltreoceano. La produzione di distillati craft risponde alla richiesta del mercato di prodotti premium e caratterizzati localmente
È la distillazione l’ultima tendenza in arrivo dagli USA a cui i birrifici stanno guardando. Al tema, Craft Distilling, società specializzata nel settore della distillazione, ha dedicato una conferenza in occasione dell’ultima edizione di SIMEI (Salone Internazionale Macchine per Enologia e Imbottigliamento). Nel corso dell’incontro è stato evidenziato come, nonostante la pandemia, il settore della distillazione negli USA abbia tenuto arrivando a contare, nel 2022, 2283 distillerie contro le 75 del 2006. L’Europa non è da meno con un numero crescente di distillerie in Inghilterra e Francia e l’Italia vede a sua volta nascere distillerie di gin e whisky. Quale il motivo di tanto successo? Innanzitutto, una sempre più diffusa richiesta di distillati premium (per esempio, nel Regno Unito dal 2008 al 2015 la richiesta di whisky premium è cresciuta del 5,5% mentre il mercato whisky totale è calato del 19,6%), fattore che si sposa perfettamente alla richiesta di produzioni fortemente localizzate, caratterizzate da ingredienti del territorio. «Il prodotto caratterizzato localmente presenta le migliori prospettive di mercato» indica Eugenio Belli, fondatore della distilleria Eugin, che non perde occasione per sottolineare la portata di sperimentazione, con connotazioni personali molto divertenti, quasi ludiche, che questo settore richiede.
Stephen Gould, un’esperienza trentennale nella distillazione, proprietario e mastro distillatore della Golden Moon Distillery, pur condividendo gli aspetti davvero piacevoli del lavoro del distillatore, rimarca come fattore indispensabile di successo la professionalità, che comporta anche un confronto e una collaborazione costanti con gli altri produttori del comparto. Stephen Gould, autore di diverse pubblicazioni e giudice internazionale in vari concorsi come la Wine and Spirits Competition, ha partecipato come consulente alla partenza di varie distillerie, tra cui County Kildare in Irlanda. «Quello degli spirits deve essere considerato un business di lungo termine con una visione a 4-5 anni» ha indicato Hugues Amesland, che, dopo aver lavorato per quasi dieci anni come CEO di Ets Papelorey-Armagnac Larressingle e Armagnac Samalens, ha deciso iniziare un progetto “grain to glass” per la produzione di whisky (Domaine Rounagle). Claudio Riva, co-fondatore di Craft Distilling ha portato l’attenzione sugli ingredienti, indicando l’opportunità offerta dalla valorizzazione di prodotti come i grani antichi, fallita, per esempio, nella produzione birraria.
Infine, tra i vari aspetti, Davide Terziotti, socio di Craft Distilling, ha indicato le potenzialità offerte dall’apertura al turismo delle distillerie anche in Italia come è avvenuto in Scozia, confermata da Gould, che indica che la metà dei ricavi prodotti dalla distilleria arriva proprio dalle visite con degustazioni.
TREND DISTILLERIE ARTIGIANALI NEGLI USA
IN ITALIA
Sul mercato italiano si contano 150 licenze di distillazione, di cui 85 attive (‘fumanti’) ed erano 70 prima dell’ondata delle microdistillerie. L’85% di aziende produce grappa e l’80% ha meno di 10 dipendenti. I distillati e la liquoristica che usufruiscono di Indicazioni Geografiche sono 34.