Nel fuori casa la birra è in sofferenza, ma qualche segnale positivo arriva dai distributori di bevande. Crescono craft e no alcol
Di Giuliana Valcavi
I l percorso di ripresa post-pandemico sembra essersi esaurito per effetto dell’inflazione e della riduzione del sentiment positivo a causa dei nuovi scenari socio-politici. I giovani frequentano sempre meno il fuoricasa e sono sempre meno propensi all’acquisto di birra. Le bevande alcoliche vengono penalizzate dalle strategie di risparmio. Nonostante tutto ciò, la birra tiene. Lo confermano i dati rilasciati da Circana, società di ricerche di mercato, in collaborazione con Rete Horeca, gruppo di consorzi di grossisti food & beverage che copre il 39% del mercato con oltre 3 miliardi di fatturato. Dopo un maggio e giugno piovosi, a luglio le vendite, pur con consumi che non hanno ancora raggiunto i volumi del 2019, sono riprese.
A caccia del risparmio
Nel fuori casa, anche se il trend è in flessione, l’anno è iniziato positivamente sia per visite che per spese. Cresce la spesa media per ogni visita, ma diminuisce il numero medio di prodotti acquistati (tab.1). I prezzi influenzano i consumatori e uno su tre pensa di ridurre visite e il 22% pensa di diminuire nel fuori casa il consumo di bevande alcoliche.
Ecco, quindi, che in un’ottica di risparmio, i fast food rivelano un numero di visite con un trend di crescita superiore alla media del mercato. Crescono i fast food burger e, anche se più lentamente, i fast food etnici. Invece, i pub risultano in netto rallentamento (tab. 2).
Chi sale e chi scende
In ogni caso, per la birra il primo canale di sbocco a valore rimane il bar diurno (32,8% ), secondo il ristorante (12,3% ) e terzo il pub (11,3% ). Calano le vendite di Lager non filtrata, come pure quelle nel comparto definito Lager light (-03%), il più importante col 63,8% a volume, ma crescono le Strong Lager, le Ale, e, soprattutto, con aumenti a due cifre, le craft (+10,2%) e le analcoliche (+11,1%) (tab.3).
Le birre no alcol, attrattive soprattutto per il target giovane e in grado anche di portarlo verso il fuori casa, aumentano così il loro peso nel mercato totale della birra (tab.4). La crescita, in questi primi 7 mesi 2024, è stata sostenuta dai distributori di bevande (trend emerso da distributori bevande Circana, sottouniverso “Circana Panel Distributori Bevande 2023; Universo 1090 Depositi su Universo di 1800”). Infatti, il +4,4% del fatturato totale della birra on trade ha visto un +6% per i distributori; e il +1,5% a volume per il mercato è stato, per i distributori, un +3,1%. Il tutto, a discapito dei cash & carry, che hanno visto -2,6% a valore e -4,1% a volume (tab 5 e 6).
La crescita delle presenze fuori casa è guidata soprattutto dagli over 50. In calo i giovani di 18-34 anni, che diminuiscono le presenze anche nell’ultimo periodo (tab 7).
Quindi, una delle grandi sfide del settore rimane il target dei giovani che si disaffezionano dal fuori casa e dal consumo di birra.
LA PAROLA A…
I dati sono stati commentati da una tavola rotonda condotta da Roberto Santarelli, editore e direttore responsabile de Il Mondo della Birra e direttore di Rete Horeca, che ha visto la presenza di rappresentanti del mondo produttivo, distributivo e dell’Horeca.
Giorgio Carlino del Consorzio Horeca.it e Paolo Marelli del Consorzio ADB Group hanno confermato la netta importanza del ruolo del distributore nella commercializzazione della birra e quanto si riveli centrale nella tenuta delle vendite del comparto, al contrario dei cash & carry che manifestano una situazione di difficoltà. Purtroppo, l’ingrosso sta osservando una sofferenza della birra in fusti causata da una riduzione della frequentazione del fuori casa, ma anche da nuove abitudini, soprattutto in alcune occasioni di consumo, come al momento dell’aperitivo, in cui i mix (spritz) prendono il posto della birra.
Vittorio Ferraris, direttore di Unionbirrai, associazione dei piccoli birrifici italiani, sottolinea, pur nel trend positivo della birra craft, quanto i prodotti speciali di importazione, in netta crescita negli ultimi mesi, vadano a erodere i consumi del comparto. Anche in questo caso, l’età media del consumatore è abbastanza alta, circa 40 anni, e conferma il calo dei consumi di alcolici da parte dei più giovani. «Un vantaggio per il mondo artigianale – sottolinea Vittorio Ferraris – è arrivato con la crescente diffusione del nostro prodotto nei bar».
Carlo Schizzerotto del Consorzio Birra Italiana sottolinea la tempesta perfetta che ha coinvolto il settore: «Elementi strutturali come le pessime condizioni climatiche (maggio e giugno piovosi) e un fenomeno inflattivo a onda lunga hanno generato nel settore le ultime difficoltà. Accanto a ciò mettiamoci appunto il calo dei consumi dei target giovani».
«Il mercato si è arenato – ha sottolineato Massimo Barbieri di L.wengrube, catena di birrerie bavaresi. – Noi stiamo puntando su un’attenta offerta di food e beer pairing, ma anche sullo story telling con personale in grado di metterlo in atto. Confermo anche un piccolo incremento della birra analcolica e di un mondo del consumo in tendenziale invecchiamento». Barbieri, in quanto membro di UBRI (Unione dei brand della ristorazione italiana), ha anche fatto presente le concrete possibilità delle birre artigianali nel fast food.