Una birra su tre in Italia arriva dall’estero. Un trend destinato a continuare? Sembra proprio di sì. Ce ne parlano alcuni importanti operatori
di Giuliana Valcavi
Italiani esterofili. Anche in fatto importazioni di birra in Italia sono sempre state in costante crescita e recentemente, a parte il periodo della pandemia, abbiamo sempre registrato volumi sostenuti, tanto che un terzo circa delle birre consumate nel nostro Paese vengono da oltre-confine. Per capire appieno l’amore degli italiani per le birre straniere basti pensare che siamo il Paese in Europa col maggior indice di importazione e che siamo i secondi per volumi importati. Dopo anni di indiscussa supremazia del prodotto tedesco, di recente sono le birre belghe a primeggiare nell’import con circa un terzo del totale. A seguire vengono le birre tedesche, che a lungo hanno rappresentato circa la metà del mercato delle straniere nel nostro Paese e ora sono a circa un quarto. Ma questo è un trend destinato a proseguire? Come ci hanno indicato alcuni importanti operatori dell’import del settore, sembra proprio di sì, anzi. Il consumatore sembra sempre più attratto dalla scoperta di nuovi prodotti, soprattutto provenienti da Paesi a tradizione brassicola. Non possiamo infatti dimenticarci che il consumatore italiano è sempre più evoluto in fatto di birra e ora ama esplorare le nicchie del mercato. Quindi, le aziende del settore da parte loro devono andare letteralmente ‘a caccia’ di nuove proposte per poter stimolare l’interesse del mercato. Il tutto completato da servizi di consulenza e consegne rapide e frequenti. Ma sentiamo direttamente gli operatori.
KILIAN KIEM di Birre Kiem
Il consumatore italiano è sempre in cerca di nuove esperienze culturali e vuole toccare con mano queste avventure/realtà. Per cui giocano un ruolo importante la cultura birraia del posto di provenienza e una lunga tradizione brassicola, che rappresenta valori radicati e interiorizzati in modo vero e autentico. Questo perché la tradizione e la cultura birraia, per fortuna, non si possono copiare. Non a caso la città di Monaco di Baviera, la metropoli della birra, con la sua Hofbräuhaus, la birreria più famosa del mondo, sono alcune delle tappe più amate dagli italiani. Nonostante una maggiore ricerca di convenience da parte del consumatore, registriamo nello stesso momento un orientamento verso birre di maggiore qualità e valore da parte di un segmento importante del mercato.
Il ruolo degli importatori
Se gli importatori di birra sono degli specialisti, se si concentrano su birre di nicchia con valore aggiunto e se riescono a offrire servizi di consulenza ad hoc e consegne rapide e frequenti, allora giocheranno sempre un ruolo importante nel mondo della birra in Italia.
Cos’è cambiato
La pandemia ci ha insegnato che una revisione degli assortimenti e un abbassamento delle giacenze medie possono ottimizzare i processi interni, procurare liquidità e migliorare la produttività di un distributore. Per un distributore a medio/lungo termine sono indispensabili certi valori di marchio quali credibilità, autenticità, carattere e personalità, continuità ecc., e non sono da sottovalutare il posizionamento, la segmentazione e la strategia territoriale imposti dall’importatore. La combinazione tra la nostra esperienza birraia sul territorio di oltre 60 anni e la maggiore concentrazione sull’online marketing fanno sì che possiamo interagire con dei nuovi target groups che sono sensibili a un story telling autentico.
LORENZO BOSSI, brand manager di Quality Beer Academy
Le prospettive dell’import del settore birrario sono sempre in maggiore crescita, soprattutto nel segmento delle birre speciali, dove le birre d’importazione hanno più mercato. Quella che un tempo era una nicchia raccoglie oggi oltre il 17% dei volumi totali (dati AssoBirra) e nei locali specializzati rappresenta spesso oltre il 70% dei volumi e oltre l’80% del fatturato. D’altro canto, con gli aumenti dei costi degli ultimi anni i locali devono pensare ad aumentare la marginalità e i consumatori sono sempre più disposti a uscire di casa e spendere per trovare prodotti di qualità.
Le tendenze
Dopo una prima fase post pandemica di crescita delle birre belghe, oggi hanno ripreso a crescere anche le IPA in tutte le loro declinazioni, soprattutto le Hazy IPA, le Cold IPA e le Cryo IPA. Sicuramente un assortimento vario e ampio consente di essere appetibili a un’ampia fa-scia di consumatori.
Le difficoltà
Dopo un 2022 all’insegna degli aumenti dei costi di trasporto, oggi il problema più grande lo troviamo dal punto di vista burocratico, con la legge sull’etichettatura ambientale, che tutt’oggi presenta gravi lacune e incongruenze, e il doppio dietro front sulle accise. Un grande aiuto lo troviamo sempre dal confronto quotidiano con le altre aziende con cui c’è un ottimo rapporto di collaborazione reciproca.
Qualità & valore
Per quanto riguarda Quality Beer Academy, la prima regola deve essere la ricerca della qualità. Siamo naturalmente sempre al lavoro con i nostri partner per creare nuove birre e per portare nuove specialità sul mercato italiano ma solo se sono all’altezza dal punto di vista qualitativo e se possono trasmettere del valore.
STEFANO BALDAN, CEO di Brewrise
Le prospettive rimarranno positive per le ‘buone birre. Con questo intendo che il mercato sta trovando un equilibrio e che ci sono degli spostamenti verso il settore delle premium e super premium rispetto alle core. Questa tendenza si sta verificando anche nelle altre categorie ed è la conseguenza del fatto che il consumatore, sempre più maturo, è molto attento alla scelta e alla ricerca della qualità e della freschezza, ma anche ai metodi di produzione tradizionali.
Trend
Data la forte crescita di altre categorie, in primis miscelati e spirit, non prevediamo incrementi sensibili del mercato birrario, ma riteniamo piuttosto che ci possa essere uno spostamento dei consumi all’interno del mercato stesso. Stiamo assistendo infatti a un riposizionamento delle IPA, che stanno trovando il loro posizionamento, perdendo un po’ di appeal a favore dei grandi stili tradizionali (quali Ale e super premium Lager).
Il futuro delle aziende d’importazione
Dobbiamo distinguere due tipologie di birre d’importazione: comunitarie e non. Per le importazioni comunitarie saranno più agevolati quei birrifici con tradizione birraia, con elevata storicità e notorietà del brand, che possono contare su una struttura solida per fronteggiare le problematiche post covid, in particolare a quelle causate dalla situazione energetica e dai costi delle materie prime. Birrifici che, grazie ai processi interni, garantiscono reperibilità del prodotto e puntualità nelle consegne. Mentre per i birrifici comunitari craft sarà più difficile garantire la disponibilità in quanto hanno, per loro stessa natura, delle dinamiche interne diverse. Spostandoci oltreoceano, va detto che per le far brewery la ripartenza è stata difficile e continua a esserlo. Il motivo principale va ricercato nel più ampio ‘global transportation issue’. Il mondo della logistica, infatti, continua a essere sotto pressione a causa della convergenza di problemi di natura molto diversa.
Provenienze diverse
Le nostre scelte sono orientate a migliorare la gestione del portfolio attuale e a inserire stili di provenienze diverse. Brewrise proporrà ai propri partner una selezione ‘loyalty’ per la quale garantiremo disponibilità e continuità e una ‘on demand’. Si tratterà di un progetto che terrà in considerazione la disponibilità di produzione dei birrifici delle birre continuative, stagionali, on shot o su richiesta. In questo modo sarà più facile soddisfare le attuali richieste di mercato e le relative rotazioni.
STEFANO MUTINELLI, titolare dell’omonima azienda
Crediamo che le birre d’importazione possano ancora avere più che buone aspettative in termini di performance future. È e sarà sempre più fondamentale che i prodotti siano in grado di veicolare, oltre che le loro caratteristiche organolettiche anche i valori ed i contenuti legati ai luoghi di origine dai quali provengono: ciò significa sia le caratteristiche dei territori che le peculiarità di ogni singolo produttore.
Questione di storia & cultura
Ciò è, per esempio, quanto portiamo avanti con un nostro birrificio ormai storico: il Birrificio del Monastero di Weltenburg, che racchiude in sé sia la grande tradizione birraria bavarese, con birre di ottima qualità e beva, che la sua quasi millenaria storia che fonda le radici non solo nella tradizione brassicola ma addirittura nella storia e nella cultura unite a un luogo di grande spiritualità.
In termini di volumi, crediamo che sì, da una parte le birre con caratteri forti continueranno a ricoprire una importante parte del mercato, ma nel futuro prevediamo si tornerà anche a bere prodotti fruibili, piacevoli e facili da bere.
Consulenti & partner
Siamo convinti che per il futuro anche le aziende di importazione, così come peraltro i distributori, dovranno svincolarsi dalle mere funzioni logistiche ed essere sempre più consulenti e partner dei punti di consumo (ovviamente sempre in collaborazione con le aziende di distribuzione). Per noi che effettivamente nasciamo e siamo ancora distributori ciò è molto importante e ci permette, tra l’altro, di vivere quotidianamente questi aspetti, metterli in pratica e verificarli direttamente sul campo.
Novità dalla Baviera
Per quanto riguarda le novità: quest’anno a Beer & Food Attraction abbiamo presentato l’ultima azienda entrata a far parte della nostra proposta, Camba Bavaria, piccolo produttore collocato in Baviera ma dal respiro internazionale, che produce più di 20 stili, tutti, anche i più complessi, accomunati da una grandissima facilità di consumo. Abbiamo tra l’altro presentato in anteprima la nuova e accattivante linea di lattine da 440 ml.