Riciclabile e riutilizzabile, il vetro è il packaging d’elezione nel settore birrario. L’Italia ha già superato gli obiettivi di riciclo dell’UE, ma per il riutilizzo ‘svela’ qualche problema
Anche se negli ultimi anni l’alluminio si è andato imponendo, il vetro continua a rappresentare il packaging d’elezione nel mondo della birra con circa il 75% nel periodo pre-pandemia e arrivando all’85% del totale nel 2021 per effetto delle chiusure dell’Horeca e la riduzione dei fusti. Quindi, il settore birrario, rispetto ad altri comparti beverage, si conferma assolutamente virtuoso. Il vetro è un materiale di imballaggio riutilizzabile e riciclabile all’infinito. Dalla sua ha anche la garanzia di una protezione quasi perfetta degli alimenti (quasi perché la birra richiede comunque una protezione accentuata dalla luce che il vetro non presuppone sempre), prolunga la durata di conservazione ed è, aspetto non trascurabile, l’imballaggio preferito dai consumatori. «Lavoriamo con un materiale perfetto per l’economia circolare, un pilastro fondamentale del green deal– ha indicato nel corso di un’intervista a Brewup Magazine Vitaliano Torno, presidente di FEVE (European Container Glass Federation). – Abbiamo anche una visione chiara per un futuro neutrale dal punto di vista climatico, grazie a diverse iniziative settoriali e aziendali. Il passaggio a un’energia neutra dal punto di vista del carbonio consentirà di ridurre l’80% delle nostre emissioni derivanti dal processo. Stiamo collaborando con le comunità e gli altri stakeholder per migliorare i sistemi di raccolta dei contenitori di vetro usati, in modo da avere a disposizione più vetro riciclato che ridurrà le emissioni. Possiamo fare tutto questo senza mai scendere a compromessi con il ruolo fondamentale dell’imballaggio, che è quello di consegnare il prodotto ai consumatori perché lo apprezzino al meglio».
Aumentare il tasso di raccolta e migliorare la riciclabilità dei materiali di imballaggio è uno degli obiettivi importanti dell’Unione Europea. Un paio di anni fa avete presentato il progetto “Close the Glass Loop”. Come si inserisce nelle ambizioni europee globali sulla circolarità?
Raccogliamo e ricicliamo imballaggi in vetro da oltre 40 anni e abbiamo raggiunto un tasso di raccolta per il riciclaggio del 76%. Ora vogliamo andare oltre. Insieme ai nostri partner nella catena del valore (comuni, riciclatori, ecc.), ci proponiamo di aumentare i tassi di raccolta al 90% entro il 2030. Esistono diverse piattaforme nazionali che lavorano su come migliorare i tassi di raccolta del vetro nei loro Paesi e ci auguriamo di poter accogliere un giorno i produttori di birra europei, che sono i nostri principali clienti, in questa partnership.
Le bottiglie di vetro sono utilizzate da molto tempo dall’industria della birra e costituiscono uno dei materiali di imballaggio più apprezzati dai consumatori. Quali sono le innovazioni future che potrebbero contribuire a un mondo più verde e al tempo stesso interessare i consumatori?
C’è una sana competizione tra l’industria del vetro per contenitori e ogni membro ha la propria pipeline di innovazione. In generale, credo che ci si possa aspettare una maggiore collaborazione nella catena del valore, imballaggi con un maggiore contenuto di riciclato post-consumo, dato che “Close the Glass Loop” mira a recuperare il 90% del vetro. Ci si può aspettare una riduzione dell’impatto ambientale, poiché le aziende provano, testano e implementano strategie di decarbonizzazione e continuano a investire ogni anno in misure di efficienza energetica e in aggiornamenti degli impianti. L’industria nel suo complesso investe annualmente oltre il 10% dei costi di produzione. È possibile aspettarsi innovazioni nel design e pesi ridotti, ad esempio, in linea con le richieste dei clienti. La bottiglia di birra più leggera al mondo, pur mantenendo la sua qualità e resistenza, pesa oggi 155 g per un contenitore da 330 ml.
Il riutilizzo è sempre possibile?
Il nostro Paese è già oltre il target del 75% fissato dall’UE per il 2030 per il riciclo del vetro. Nel 2021 in Italia abbiamo toccato il 76,6% e COREVE, il consorzio di CONAI che raggruppa 109 aziende di produzione, recupero e riciclaggio del vetro, sta lavorando per migliorare questa percentuale investendo sulla collaborazione con gli enti locali. Ma oltre a quello del riciclo, c’è anche il tema del riutilizzo, caldeggiato dall’UE nonostante la recente revisione dei precedenti obiettivi, e al riguardo Gianni Scotti, presidente di COREVE, in un’intervista al Sole 24 Ore ha indicato: «Nel nostro Paese, come in Francia e Spagna, il tema dell’iconicità dell’imballo è molto importante, a differenza che in altri Paesi, come la Germania. Da noi esiste una grande varietà di forme e colori, che risponde anche a precise strategie di marketing delle aziende, che non sono disposte a rinunciare alla propria unicità». Inoltre, nell’ambito del retail il ritiro delle bottiglie, la disinfezione e la rimozione dell’etichetta appare di difficile e costosa realizzazione per le spese di magazzino e trasporto che richiederebbe. Nell’Horeca il riutilizzo si conferma più semplice e COREVE Indica che per la birra nel canale siamo già al 27%. Però, come ha spiegato Scotti, oltre i 200 chilometri di distanza dal punto di raccolta al produttore, considerando le emissioni di CO2 e l’utilizzo dell’acqua per disinfettare gli imballi e togliere le etichette, il sistema diventa svantaggioso dal punto di vista sia economico sia ambientale.