Dati IRI: Horeca in recupero

Sotto ancora di un quarto rispetto al 2019, i consumi di birra però sono cresciuti sul 2020 di quasi l’8%. Ottime le performance delle lattine, sofferenza per il keg e tra le marche crescono a due cifre le premium

di Giuliana Valcavi

Recupero, anche se parziale, delle vendite di birra nel 2021 nel canale Horeca con un +7,8%: questo il risultato delle rilevazioni di IRI sul canale grossisti specializzati beverage da gennaio a ottobre. «Ampiamente rappresentativo dell’andamento annuale, il periodo ci permette anche di evidenziare un calo rispetto al 2019 del 25,7% – ha indicato Mario Carbone, account director IRI – ma dopo una prima parte del 2021 in cui la filiera è stata completamente ferma, l’estate è andata benissimo con performance superiori all’estate 2019, anche perché era emersa la necessità di ricostruire gli stock drasticamente ridotti durante i mesi di pandemia». Quindi, un’estate, la scorsa, eccezionale favorita anche dalla necessità di socializzazione con un recupero dei consumi evidente da giugno a ottobre. Da novembre, invece, alle problematiche Covid si sono unite le incertezze dettate dalla carenza delle materie prime, sentite anche dalla GDO, che riesce però ad arginare le difficoltà con attività promozionali non possibili nell’Horeca a causa della frammentazione eccessiva del canale. In ogni caso, la notizia positiva è che il fuoricasa, al momento in cui la pandemia rallenta, rivela una capacità di ripresa immediata.

Il trend delle lattine

L’unico canale che ha avuto cali, ma contenuti, è quello dei pub e delle birrerie (-3,7% a valore e -3,6% a volume) dovuti alle restrizioni relativamente alle chiusure serali anticipate. Qui, come nelle pizzerie, hanno registrato flessioni i keg (rispettivamente -5,1% a valore e -5,2% a volume per i pub e -3,8% a valore e -5,5% a volume per le pizzerie). Con le minacce di nuovi lockdown, i locali hanno preferito puntare sui prodotti confezionati piuttosto che sulla spina. Attualmente, il fusto è ancora in sofferenza rispetto a 2 anni fa con un -33,7%, che nei pub arriva al 70% e nelle pizzerie al 38,9%. Aumento vendite a valore e a volume per le lattine, che comunque avevano e hanno piccole quote ovunque. Oltre a un trend di moda, la lattina ha beneficiato dell’e-commerce, del delivery e dell’asporto. Rispetto al 2019, quando il mercato perdeva a volume circa un quarto del totale, la lattina perdeva solo il 2,4% e rispetto al 2021, quando il mercato guadagnava il 7,8%, cresceva del 20,9%. La lattina sta registrando ottime performance.

 

La qualità paga

In ascesa le marche premium, che rappresentano circa il 39% del totale mercato: a valore +11,8% e a volume +10,1% rispetto all’anno precedente, mentre su 2 anni fa il calo è pari a circa il 26% sia a volume sia a valore. Perdono le economy a volume (-14,4%), che risentono del calo dei fusti a basso prezzo. «Ma anche le mainstream, che rappresentano un terzo del mercato, faticano a recuperare perché stiamo andando di nuovo verso una premiumizzazione della categoria – ha continuato Carbone – il consumatore vuole un prodotto di qualità anche pagando di più».

Aspettando l’estate

Quindi le attese nel mercato sono la ripresa del prodotto premium (prodotto di qualità) e del fusto. Previsioni? «Come successo precedentemente, ci aspettiamo che anche la prossima estate riesca a dare buoni risultati – ha concluso l’account director di IRI. – Il ritorno alla premiumizzazione sarà netto. La birra inoltre potrà beneficiare dell’impatto pesante che l’aumento dei costi delle materie prime potrebbe avere nel settore vinicolo. Il vino ha già un prezzo elevato nella ristorazione e la birra potrebbe rivelarsi un competitor temibile in quanto a competitività, sperando che il caro energia e l’aumento dei prezzi non la penalizzi a sua volta».