Tecniche produttive e sostenibilità, ma anche servizio del prodotto, comunicazione e tendenze di consumo. I birrai riuniti a Praga hanno affrontato i temi ‘caldi’ del settore annunciando una prossima iscrizione della birra nel patrimonio mondiale UNESCO
di Lorenzo Viganò
A Praga dal 21 al 23 maggio si è tenuto il Forum dei birrai europei. Le tematiche abbracciate dai relatori del Brewers Forum hanno riguardato le più attuali questioni legate alla produzione e al consumo della birra, tra cui l’andamento delle birre analcoliche e a basso contenuto alcolico, le tecniche di cottura, fermentazione e maturazione, la sostenibilità dei processi produttivi, l’importanza dei bicchieri nel servizio della bevanda e le tendenze nelle immagini per la comunicazione in etichetta. Interessanti considerazioni sono state fatte sul significato e sulle implicazioni della parola ‘craft’ applicata a un certo tipo di birrifici e prodotti e sul concetto di stile birrario. È stato poi sottolineato il valore culturale e sociale della birra, presente in tutte le aree geografiche del globo, tanto da poter essere eventualmente in futuro iscritta nel patrimonio mondiale UNESCO. Un altro punto fondamentale è stato il confronto tra la realtà birraria europea e quella americana, da cui emergono collaborazioni e sinergie sempre più strette e frequenti, a beneficio di produttori e consumatori al di qua e al di là dell’Atlantico.
ARTE IN ETICHETTA
Chi la sceglie perché ha sete, chi per arricchire la sua collezione, chi per far colpo, chi per avere un argomento di conversazione, chi per provare una novità: molte le motivazioni quando si tratta di acquistare una birra, selezionandola tra le svariate proposte di supermercati, beershop e, oggi, anche del web. L’immagine che campeggia su lattine e bottiglie, svolge un ruolo chiave nel processo decisionale dei compratori e un aspetto accattivante, fantasioso, creativo e artistico si fa notare di più e meglio. Questa attrattiva, che fa risaltare un prodotto rispetto agli altri simili presenti sugli scaffali, è oggi alla portata anche dei piccoli produttori grazie ai progressi della stampa, molto più economica che in passato, e con maggiori possibilità tecniche, al servizio della creatività. Si possono così trovare lattine che sono delle vere e proprie opere d’arte, fatte da pittori e designer emergenti, che vengono interpellati per rendere uniche etichette, loghi e story-telling visuali di grande impatto sui consumatori. Linee grafiche pulite ed essenziali, motivi geometrici, decorazioni ispirate ai più svariati temi, suggestioni ipnotiche, edizioni speciali legate ad eventi, costituiscono un lampante esempio di comunicazione diretta, mirata ed efficace sul prodotto birra, sempre al centro delle iniziative di marketing maggiormente innovative e attuali.
Una sede adeguata
Il tutto si è svolto presso il Congress Centre di Praga, che ha messo a disposizione i suoi luminosi spazi e la sua operatività all’avanguardia per tutte le necessità dei relatori e degli espositori, insieme per i momenti di confronto professionale e durante le pause di ristoro. A corollario dell’evento, in apertura la sera del 21, un party inaugurale presso il birrificio cittadino Staropramen. Martedì 23 ha concluso il forum una serata negli originali ambienti del Cerveny Jelen, ristorante e birreria di grande fascino, nato dalla ristrutturazione e trasformazione di una preesistente banca. In aggiunta al congresso vero e proprio, è stato possibile partecipare alle visite tecniche organizzate in concomitanza, presso rappresentativi birrifici, mu-sei, locali birrari e centri di ricerca, situati in tutta la Repubblica Ceca.
Il prossimo appuntamento del Brewers of Europe Forum è fissato dal 26 al 30 maggio 2024, nella città di Lille, fortemente rappresentativa della cultura e tradizione birraria della Francia.
CRAFT, SÌ, MA COSA SIGNIFICA?
L’aggettivo craft, attualmente usato spesso per indicare un prodotto artigianale, in qualche modo contrapposto a un altro di matrice industriale, si è ritagliato grande spazio anche nel settore birrario. Il crescente nume-ro di piccoli birrifici, fenomeno di rilevanza ormai mondiale, ha moltiplicato vertiginosamente anche le specialità birrarie, definite ‘craft’ dai loro produttori. Questa parola, sembra donare alla birra un magico fascino, che i consumatori percepiscono quando la scelgono: l’idea è che sia prodotta con ingredienti naturali, con estrema cura, senza aggiunta di additivi, senza trattamenti fisici e in quantità limitata. In più, c’è aspettativa di un gusto originale, frutto dell’estro del mastro birraio, che si differenzi dagli standard proposti dai produttori di grandi volumi. Qualcuno, però, comincia a chiedersi se effettivamente si possa differenziare una birra da un’altra, craft o non craft: se gli ingredienti di base sono gli stessi, i processi di fermenta-zione esaustivamente studiati e riproducibili, la maturazione scelta accuratamente per ogni specialità, che cosa, effettiva-mente, distingue il prodotto finale? Certo, non la filtrazione, che nei suoi diversi modi e gradi, viene da sempre utilizzata od omessa da tutti i birrifici, grandi piccoli che siano. L’indipendenza del produttore craft è un altro possibile argomento per la distinzione e sorge spontanea una domanda: quanti piccoli birrifici, poi cresciuti e afferma-tisi proprio nell’universo craft, non hanno mai fatto ricorso a finanziamenti di qualche tipo, nel corso del loro sviluppo? Certo, i dubbi sul significato della parola possono essere tanti, ma resta il fascino imperscrutabile che ammanta una birra craft per chi la sceglie. Ricordiamo che in Italia il termine ‘artigianale’ è regolamentato da una legge che “de-finisce birra artigianale la birra prodotta da piccoli birrifici indipendenti e non sottoposta, durante la fase di produzione, a processi di pastorizzazione e di microfiltrazione”.