Accanto alla produzione delle specialità trappiste si evolve un modello che premia l’innovazione, sempre nel rispetto dei valori umani e dell’ambiente.
Ingegnere brassicolo presso l’università cattolica di Leuven, Xavier Pirlot dal 2018 copre il ruolo di direttore generale di Chimay, il più grande birrificio trappista del Belgio. Una data importante il 2018 in quanto ha rappresentato l’anno della svolta per le birre trappiste di Chimay nel mercato italiano: la partnership con Brewrise (iniziata nel gennaio 2017), infatti, ha dato un ulteriore slancio alla crescita del marchio, presente da oltre quarant’anni in Italia.
La stanza del tesoro
Un tour nelle cantine dell’abba- zia cistercense di Chimay consen- te di svelare alcuni dei segreti del più grande birrificio trappista del Belgio. Sparse all’interno di ogni cantina oltre un centinaio di casse contenenti molte bottiglie coperte di polvere. In genere, l’invecchiamento non fa bene alla birra, ma Orval e Chimay Bleue, tra le altre, fanno eccezione. Vi sono addirittura bottiglie che maturano qui da prima del 1993. «La birra – spiega Pirlot – avrà quindi il sapore del Porto e di Madeira». Una vera chicca per gli amanti della birra trappista, ma è solo una piccola parte di ciò che ha da offrire Chimay. Questo infatti è uno dei 12 birrifici al mondo che possono de- finirsi trappisti: all’interno dell’abbazia sono 20 i monaci che convivono con la produzione di queste eccezionali specialità. Nel 2019, 190mila ettolitri di birra uscivano dal monastero per essere imbottigliati e infustati a Baileux, piccola frazione situata a una decina di chilometri di distanza. Dalla parte opposta della strada, invece, c’è Discobeer, anch’essa di proprietà dei monaci, che si occupa della vendita e della distribuzione locale di bevande.
Progetto e crescita
Ed è a Baileux che Chimay, nel 2019, ha inaugurato il nuovo impianto di imbottigliamento, investendo 17 milioni di euro nella costruzione di un nuovo edificio. Il primo grande progetto di Pirlot come direttore generale. Negli ultimi dieci anni, il fatturato è cresciuto in media del 2% all’anno. La vecchia linea di imbottigliamento è poi stata smontata e venduta a un birrificio polacco, lasciando più spazio alla zona di rifermentazione e al magazzino. «La necessità di spazio – dice Pirlot – è dovuta al fatto che le nostre birre fermentano una seconda volta in bottiglia (e in fusto) per almeno tre settimane». Oltre all’ampliamento si è intervenuti installando sul tetto dei pannelli solari; ciò si è tradotto in una riduzione dei consumi della nuova linea di imbottigliamento pari al 20%. E aggiunge Pirlot: «Questa linea di imbottigliamento ha una velocità di 55.000 bottiglie (33 cl) l’ora. Questo è necessario perché la linea funziona solo otto ore al giorno e non 24 ore su 24 come in altri birrifici. Quindi dobbiamo soddisfare gli ordini dei nostri clienti in quelle 8 ore. Si tratta di una scelta consapevole. Qui i lavoratori lavorano 8 ore in un turno, non di più. Solo il nostro lievito lavora 24/24».
Equilibrismi…
In merito al rapporto che ha con i monaci Pirlot ci spiega: «I monaci vogliono sostenere la regione in cui vivono e sono coerenti in questo. Non vogliono approfittare del lavoro ma rispettarlo e valorizzarlo. Sono direttore generale da ormai 2 anni, ma sono qui da 11 anni. Sapevo in cosa stavo entrando. Quando ti unisci a Chimay, devi accettare i valori. Sarebbe triste se la redditività fosse l’unica ambizione. Importanti, invece, sono anche valori come benessere, ecologia, qualità… e soprattutto meno stress». E in merito agli impianti di produzione della birra aggiunge: «C’è ancora spazio. Ora il nostro birrificio gestisce una media di quattro giorni lavorativi su cinque. Potremo aumentare la produzione di un quinto all’anno senza grandi investimenti».
Nuovo impianto eolico
Il 7 ottobre è stato inaugurato il nuovo generatore eolico che Bières et Fromages de Chimay ha installato nel proprio sito di imbottigliamento. Le limitazioni dovute al Coronavirus non hanno fermato la tabella di marcia per l’installazione di questa turbina eolica che rientra in un piano di sviluppo sostenibile progettato dall’azienda in collaborazione con Belgian Eco Energy BEE, attiva nello sviluppo di progetti di energia rinnovabile su misura. Con un’altezza di 150 metri, la turbina raggiunge una produzione annua di energia pari a 5.200 MWh che verrà utilizzata per alimentare l’adiacente sito di imbottigliamento del birrificio; l’eventuale surplus sarà invece immesso nella rete pubblica. Ciò consentirà a Bières et Fromages de Chimay di produrre in modo più sostenibile e indipendente le sue birre e i suoi formaggi. Per Bières et Fromages de Chimay questa è l’ennesima dimostrazione del desiderio di abbandonare le energie convenzionali. In merito a ciò Xavier dichiara: «Molte persone oggi parlano di responsabilità sociale d’impresa. Noi di Chimay siamo tra coloro che ne parlano e agiscono: i monaci trappisti dell’abbazia di Notre Dame de Scourmont, sin dal loro arrivo a Chimay nel 1850, al di là della loro vita contemplativa, praticano questa famosa responsabilità sociale, secondo me in un modo davvero unico. Credo sia raro che un’azienda, o come nel nostro caso il gruppo formato dall’Abbazia di Scormont e dalle sue società riesca ad abbracciare tematiche sociali, etiche ed economiche allo stesso tempo con tematiche ambientali che sono alla base di questa responsabilità sociale. Discretamente, senza alcun proselitismo, l’Abbazia e la Fondazione Chimay-Wartoise svolgono un ruolo molto importante di sostegno sociale ed economico nella regione e ben oltre. Quest’anno celebriamo l’inaugurazione della turbina eolica e dei nostri 1.200 pannelli fotovoltaici installati sul tetto del nostro impianto di imbottigliamento e sala di rifermentazione. Sono già operativi da oltre un anno, ma devono ancora essere onorati». E conclude: «Il nostro credo è lasciare il mondo nelle migliori condizioni possibili per le generazioni a venire, con il minor impatto possibile».
Xavier Pirlot, direttore generale Chimay.