Una birra che affonda le radici nel XIV secolo. Averbode è una Belgian Strong luppolata a freddo dagli aromi floreali e dal gusto rinfrescante
L’abbazia di Averbode, fondata nel 1134 come doppio convento per l’ordine premostratense su iniziativa di Arnold II, conte di Loon, è situata nella cittadina omonima, nel Brabante Fiammingo. Oggi la comunità consiste di 70 monaci Norbertini, fedeli agli ideali originali di preghiera e impegno pastorale di Norbert di Xanten, ma anche ambiziosi per quanto riguarda il continuo sviluppo del centro di esperienza e lo sviluppo di una gamma varia di birre, formaggi, pane, panpepato e Speculoos. Le prime notizie sulla produzione di birra all’interno dell’abbazia risalgono al XIV secolo. L’abate Arnold Van Tuldel (prelato dal 1368 al 1394) menziona in alcune carte l’acquisto annuale di farro per la produzione della birra, effettuata da laici che erano i meglio pagati dell’abbazia. Fratello Pancrazio fu l’eccezione leggendaria. Nella vita civile, il suo nome era Hendrik Van Riel, originario di Poppel. Successivamente intrapresa la carriera ecclesiastica, divenne fornaio e birraio di Averbode dal 1486 al 1553. In quegli anni, la produzione della birra divenne indispensabile per la comunità monastica.
Accanto a una classica ‘birra conventuale ordinaria’, dal XVII secolo si iniziò a produrre una birra ‘migliore’ chiamata De meliori cerevisia. In altri documenti viene descritta come una birra scura di carattere, simile a una dobbel. A causa di una serie di vicissitudini, alla fine del XVIII secolo l’abbazia venne abbandonata e la produzione di birra insieme a tutte le attività economiche cessarono. Nel 1834 l’abbazia venne rifondata e cominciò a rifiorire. La vita monastica riprese e l’abbazia divenne il centro di molte attività missionarie e, soprattutto, una casa editrice che rese l’abbazia celebre in tutto il Belgio come uno dei primi produttori di fumetti con la rivista denominata Zonneland. Negli anni successivi ricostruirono tutte le attività economiche che avevano reso grande l’abbazia fino ad arrivare alla birra. Nel 2012 andarono a visitare il birrificio Huyghe e chiesero aiuto ad Alain De Laet. La sintonia fu subito evidente per la vocazione naturale del birrificio di Melle verso la sostenibilità e la qualità della produzione. Insieme provarono a riprendere l’antica ricetta del birrificio, utilizzando una miscela di orzo, farro e avena, con un twist inusuale dato dalla luppolatura a freddo con Saaz e Challenger. Nel 2016 venne installato un microbirrificio da 5000 HL annui per il consumo interno del monastero e gli ospiti della locanda interna.