C’è una definizione, nel sito di Lagunitas Brewing Company, che meglio di tutte si presta a descrivere la filosofia produttiva di questo birrificio californiano celebrato ormai da anni negli Stati Uniti e dovunque nel mondo le sue birre raggiungano gli appassionati. In inglese suona letteralmente così: “hop-forward beer expressed in a moderate voice” che, tradotto, significa più o meno “birre luppolate espresse con voce moderata”. Un modo per esprimere una vocazione, quella della ricerca e della selezione dei luppoli aromatici che hanno reso celebre la new wave della birra statunitense abbinate però a una facilità di approccio e a una bevibilità straordinarie. Già perché troppo spesso, ultimamente, ci si trova a mettere il naso su profumatissime “bombe di luppoli” che tuttavia al secondo o al terzo sorso stancano il palato.
La strada scelta da Lagunitas è dunque diversa e amata da tutti coloro che, dalla birra, vogliono trovare gratificazione immediata, ma pure duratura. Ed è forse così che si spiega lo straordinario successo del birrificio californiano, in attività dal 1993, sia in madrepatria sia all’estero. Anche in Italia dove è arrivato un paio d’anni fa circa, grazie a Dibevit Import che “sull’amichevole carattere” di queste birre ha saputo scommettere e, numeri alla mano, vincere.
Ora, dopo l’entusiasmo sollevato dai primi arrivi, la Lagunitas Ipa, la Sucks, la Little Sumpin e la DayTime, è il turno di due nuove chicche che decollano dalla città di Petaluma, nel cuore della Sonoma Valley a un’ora di strada da San Francisco, per atterrare nei migliori pub della Penisola.
Si tratta della 12th of Never Ale e della New Dogtown Pale Ale. Della prima, disponibile in fusti da 20 litri, va innanzitutto spiegato il nome un po’ ostico al pubblico italiano. “12th of Never” è un modo di dire per identificare un evento futuro che non si realizzerà mai. In altre parole, una birra della quale è impossibile stancarsi, impossibile smettere di berla. Con 5,5% vol, intense e fragranti note iniziali resinose e agrumate di pompelmo, sentori leggeri di aghi di pino ed eucalipto e di sottofondo qualche cenno tropicale (mango), in effetti la 12th of Never gioca subito bene le sue carte. Al palato le note di malto lasciano subito spazio ai luppoli aromatici con un ritorno degli agrumi, il pompelmo, e balsamici. Abbastanza lungo il finale che chiude con un amaro elegante e ben delineato. Insomma, la classica birra che basta da sola a far passare la serata.
La Dogtown Pale Ale, disponibile in bottiglia da 35,5 cl, è appena più alcolica della “sorella” (5,9% vol), il bouquet vira più sulla frutta tropicale ed esotica (mango, papaya), ben integrate da sentori agrumati dolci (mandarino) e ben innestati su un sottofondo di malto d’orzo. Equilibrata al palato, con un ritorno del luppolo non invadente e un finale pulito, di giusta persistenza è, come la 12th of Never, un altro perfetto esempio di ciò che Lagunitas vuole offrire ai suoi consumatori. Birre da bere, caratterizzate, ma non arroganti, pulite ma mai banali, facili se vogliamo, ma di quella facilità che solo un birraio sa quanta fatica e senso della misura comporti il realizzarle. Birre, insomma, a dir poco necessarie in un qualsiasi locale che desideri avere consumatori fedeli e affezionati.